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La città ideale

Regia di Luigi Lo Cascio vedi scheda film

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La recensione su La città ideale

di miss brown
8 stelle

Qual è la verità? Non ha importanza, basta che la storia sia plausibile. Questa in sintesi la pirandelliana, disillusa morale finale di LA CITTA' IDEALE.

L'apprezzato architetto Michele Grassadonia è un quarantenne siciliano che vive da 20 anni a Siena: ama questa città a misura d'uomo che si è scelto come sua. Per renderla ancora migliore guida un gruppo ecologista votato a progetti di eco-sostenibilità urbana. Non fuma, da molto tempo non usa un'auto e ha fatto una scommessa con se stesso: provare a vivere per un anno senza usare alcuna forma di energia. A questo scopo da mesi si lava con acqua piovana, non usa riscaldamento e si è costruito curiosi aggeggi per produrre il minimo di elettricità indispensabile ad illuminare casa (una lampadina alla volta, naturalmente). I pochi amici e i colleghi ritengono un po' troppo radicali le sue scelte, che spesso finiscono per coinvolgerli in modo piuttosto irritante. Meticoloso e idealista fin quasi al fanatismo, è un uomo profondamente onesto, che mai violerebbe la legge.

Per una volta che si fa prestare un'auto (ibrida) si trova a soccorrere un uomo investito a lato della strada; a causa di un atto compiuto per pura solidarietà umana paradossalmente finisce avviluppato in un caso giudiziario da cui non sappiamo se e quando potrà sbrogliarsi: perché nessuno vuole credere alla sua versione dei fatti. Nel corso del penoso iter, in un'inarrestabile discesa paragonabile ai SETTE PIANI di Dino Buzzati, da “innocente” qual è (anche nel senso dostojewskiano del termine) Michele è costretto ad affrontare la realtà di un mondo molto poco ideale: licenziato da colui che l'ha involontariamente coinvolto nell'incidente, allontanato da chi credeva amico, deriso e non creduto, a malincuore dovrà tornare nella natìa Sicilia, a chiedere aiuto all'avvocato maneggione che tanti anni prima aveva patrocinato suo padre.

 

Alla sua opera prima Luigi Lo Cascio ha, oltre che interpretato, anche scritto, sceneggiato (insieme a Massimo Gaudioso) e diretto una storia profondamente legata alla realtà italiana di sempre. Con grande partecipazione riesce a dare credibilità al suo protagonista, un personaggio estremo, un eccentrico a volte a un pelo dal ridicolo, un visionario completamente spaesato davanti alle insidie del “mondo reale”, che si sente umiliato e amareggiato nel momento in cui è costretto a scelte che vanno contro tutti i suoi princìpi. La sua ingenuità esasperante, la sua sincerità ai limiti del masochismo obbligano però lo spettatore a interrogarsi e a darsi risposte per nulla lusinghiere. Quella domanda nel finale: Lo rifaresti? è la chiave. In un'Italia dove dai tempi di Padre Dante l'ignavia è il peccato più diffuso, il vero Eroe, e insieme la Vittima, non poteva che essere un uomo sincero, onesto, integerrimo, impegnato per il bene altrui, uno che ha deciso di agire e prendersi delle responsabilità anziché criticare a vanvera stando solo a guardare.

I personaggi sullo sfondo sono a malapena accennati, pochi tratti a disegnare figurine squallide non meritevoli di approfondimento. Con l'abilità di un autore consumato utilizza invece tutti i possibili stereotipi, ma rigirandoli al meglio, per raffigurare alcuni personaggi-cardine affidati ad attori teatrali a dir poco eccezionali: il Procuratore che interroga Michele, lo pressa, sottilmente lo circuisce come in un racconto di Sciascia è Alfonso Santagata della Compagnia Katzenmacher. L'eccentrico principe del foro senese, un trombone ammanicato con la Procura che si scomoda solo “se c'è il morto” è il grande, ritrovato Massimo Foschi: indimenticabile Orlando Furioso con Luca Ronconi e maestro di Lo Cascio all'Accademia, non solo la voce di Darth Vader. Il cavallante che forse, se se la sente, ma non è detto, testimonierà per fornire un alibi al povero Michele è Roberto Herlitzka, già con lui in BUONGIORNO NOTTE. L'avvocato siciliano, tanto viscido e infido quanto tristemente indispensabile, è Luigi Maria Burruano, padre di Lo Cascio in I CENTO PASSI e suo zio nella realtà: è infatti fratello di Aida Burruano, madre dell'attore/regista, fino a ieri tranquilla insegnante in pensione e qui dolente, affettuosa, dignitosa madre di Michele, di stupefacente finezza interpretativa. L'artista multimediale Nicola Console, già collaboratore di Lo Cascio in teatro per LE BACCANTI di Euripide, è autore delle macchine produci-energia di Michele, quasi delle sculture, e degli acquerelli della sua co-inquilina, la statuaria ed enigmatica Catrinel Marlon. A chiudere il cerchio di “amorosi sensi” da cui si è circondato, al montaggio c'è Desideria Rayner, moglie di Luigi Lo Cascio: il quale ha scritto questo film “a chilometro zero degli affetti” in una lingua finalmente limpida e colta, ricca e precisa, di cui da troppo tempo si sentiva la mancanza nell'attuale squallido panorama produttivo di commedificio paradialettale. Un'opera prima che ha certo dei difetti, ma che fa riflettere, che offre più domande che risposte; e che soprattutto fa venir voglia di vedere al più presto la seconda.

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