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Lesson of the Evil

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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La recensione su Lesson of the Evil

di maghella
8 stelle

Lo dico subito: a me Takashi Miike piace, non solo, mi diverte moltissimo.
Ammetto che nella sua filmografia i film veramente belli si possono contare sulle dita di una mano (e forse avanza qualche dito), ma è pur vero che Miike vanta una produzione stakanovista di più di 50 film, e quindi la statistica non può essere a suo vantaggio.
Non credo che Miike sia un genio, né un maestro del genere, ma sicuramente ha capito come và il mercato cinematografico, e sa cavalcare bene l'onda, riuscendo a partecipare anche a Festival più o meno prestigiosi con titoli a volte improbabili. Così è successo per questo «The lesson of the Evil» che fu presentato al Festival del Cinema di Roma 2012, in un panorama del tutto anomalo per Miike.
Come riporta la scheda su Filmtv.it «Per girare Lesson of the Evil mi sono resettato. Ringrazio chi mi ha selezionato per l’onore che mi hanno fatto. Anche se temo i danni che potrebbero subire quando, alla fine della proiezione, scoppierà una sommossa. Di certo io non scapperò né mi nasconderò: anzi, mi troverete in sala. Perciò vi prego di unirvi a me. Il film in realtà è di gran lunga più divertente di quanto vi aspettate».... ed è veramente divertente.

Lungo forse troppo (129 minuti), il primo tempo è una preparazione anche troppo elaborata per la mattanza  finale della seconda parte (almeno 50 minuti!). Cerco di procedere con ordine, anche se la trama risulta abbastanza articolata e complessa da raccontare per me, che mi faccio prendere da «facili» entusiasmi.

Seiji Hasumi è un giovane insegnate di inglese nel liceo Shinko Academy, molto bello e affascinante, riscuote successo tra gli allievi del secondo anno di cui lui è l'insegnate responsabile. Ci sono molti aspetti che si intrecciano nella trama: una triste storia di molestie da parte di un docente verso una studentessa (Miya) che verrà difesa da Hasumi diventando però anche il suo amante. Una storia di imbrogli per superare un esame da parte di alcuni studenti tramite i cellulari. Un genitore che si lamenta continuamente per alcuni episodi di bullismo di cui la figlia (Riina) è vittima. Un insegnante omosessuale che intreccia una storia d'amore con uno studente. Un professore di fisica malvoluto dagli studenti perché risulta viscido e indisponente che comincia ad avere dubbi sul Hasumi.
In tutto questo Hasumi risulta in principio la figura positiva, quello che cerca di superare i vari problemi in modo moderno e spigliato, presto si capisce che la soluzione che ha in mente Hasumi è di quelle drastiche.

Molti gli aspetti anche simbolici: il brano Die Moritat von Mackie Messer presente ne «L'Opera da Tre Soldi» di Bertolt Brecht, che fa da motivo conduttore sin dall'inizio del film, quando ci viene mostrato subito come vengono uccisi i genitori del piccolo Hasumi bambino.
Ci sono anche due corvi che tornano spesso nella storia che prendono dalla mitologia nordica i nomi di Huginn-«Pensiero» e Muninn-  «Memoria»(i corvi di Odino) che assumono un valore sempre più importante via via che il film procede.

Tutto il primo tempo di oltre 60 minuti serve per arrivare a comprendere il secondo tempo, in cui Hasumi decide di compiere  la mattanza finale e decimare tutta la sua classe. Non impazzisce Hasumi, sia ben chiaro, non è una storia di furia omicida, piuttosto di lucida perfidia, il male è in lui, è innato, è il suo essere, negli anni si è solo perfezionato, è addirittura andato all'estero (negli Stati Uniti, patria dei Serial Killer) e avuto un partner omicida...ma lui è un demone solitario, che riesce a far passare i suoi delitti come suicidi.

La bravura di Miike arriva (secondo me) proprio nel gestire la lunghissima sequenza di omicidi che Hasumi compie nella scuola. Non perde mai, ma proprio mai, il ritmo, mantiene sempre alta la tensione, anche quando tutto sembra ovvio, trova il colpo di scena finale. Alcune scene sembrano dei duelli western, altre di puro horror, altre fanno l'occhiolino alle atmosfere di un Cronemberg di annata (come non pensare a «Videodrome» o al «Pasto nudo" quando il fucile diventa carne pulsante, vedente e parlante che lo incita a continuare?).

La mattanza avviene all'interno della scuola, di notte, mentre gli studenti stanno allestendo le aule per un festival scolastico, quindi tutto è addobbato con maschere, luci colorate, festoni circensi, il che dà a tutta la scena un sapore grottesco e fumettistico che incute ancora più ansia e paranoia.

«Il film è di gran lunga più divertente di quanto pensiate» dice Miike, per me ha avuto ragione.

Curiosità: c'è una bellissima scena all'interno di una metropolitana, i vagoni si snodano e la macchina da presa nella postazione fissa inquadra le varie posizioni dei vagoni che si muovono. La stessa scena, con la stessa tecnica di inquadratura, l'avevo notata qualche anno fa nel film «La porta sul buio-il tram» di un certo Sirio Bernadotte... che se non erro altri non è che Dario Argento.

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