Regia di José Padilha vedi scheda film
Padilha è bravo a proporre un remake che non si limita a fare l'update di armi e tecnologie del robocop anni '80, aggiornando invece tutta quella serie di problemi etici che il film di Verhoeven conteneva. Dettò ciò, restiamo comunque al di sotto del livello del film matrice.
In una Hollywood la cui dieta a base di remakes è andata negli ultimi anni trasformandosi in bulimia, il “Robocop” di José Padilha rappresenta forse uno dei pochissimi risultati commestibili. Non che fosse necessario, mettiamolo subito in chiaro, perché resto dell'opinione che gli unici remakes che davvero avrebbero senso sono quelli il cui film d'origine era un film che pur partendo da un buon soggetto terminava in una cagata completa. Premesso ciò, va riconosciuto al regista brasiliano il merito di aver imbastito un film praticamente nuovo, aggiornando non solo armi e tecnologie, ma anche tutta quella serie di problemi di etica che proponeva il primo “Robocop”. Peccato solo per il finale, evitabilmente hollywoodiano, compensato però qualche secondo più tardi dal discorso di un Samuel Jackson fenomenalmente e volutamente sopra le righe.
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