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Paradise: Faith

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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touchofevil77

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paradise: Faith

di touchofevil77
8 stelle

Il tema del Fondamentalismo religioso è materia piuttosto controversa e spinosa che a seconda degli eventi,su tutti l’11 settembre, riesce a spostare il punto di osservazione non solo dell’opinione pubblica ma anche della classe intellettuale sollevando i più disparati dibattiti. Era,quindi, piuttosto prevedibile che  Ulrich Seidl nell’affrontare la “Fede” nel secondo capitolo della sua trilogia sul “Paradiso”, si trascinasse l’immancabile, etichetta di film Scandalo soprattutto se collocato all’interno della rosa dei film in concorso all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il film però rinuncia, fortunatamente, ad ogni indagine di tipo sociologico o ideologico e ci catapulta all’interno di uno scontro tra la carnalità e la spiritualità. La fisicità della protagonista della pellicola,una quasi 50enne fervente cattolica, si esprime attraverso gesti maniacalmente ordinati e simmetrici che governano la sua quotidianità fatta dal suo lavoro di tecnico di laboratorio, quasi ad enfatizzarne l’asetticità in cui si muove, e del suo operato di catechesi, con tanto di statua della Madonna in apposita sacca, allo scopo di convertire al culto del Papa l’intera Austria. Persino le fustigazioni in tutte le sue declinazioni sono prive di qualsiasi impulso e vengono eseguite dalla Donna con la stessa disciplina con cui rassetta la casa o con la stesso preciso disegno delle mani giunte durante le sedute di preghiera collettiva dove la soggettiva della macchina da presa è proprio lo sguardo di Cristo. La rappresentazione del corpo durante la messinscena di Seidl è costantemente votata all’immagine iconografica del Cristo e della sua Passione, non solo attraverso la moltitudine di crocifissi che riempiono l’appartamento in cui vive ma anche mediante la figura del marito musulmano. Il senso di flagellazione,di abnegazione,di martirio e di sofferenza sono amplificati dalla paresi alle gambe dell’uomo - evidentemente rifiutato da Anna Maria - che in cerca di un contatto fisico con lei, si trascina in gesti strazianti,confusi e violenti che stravolgono la geometria piana e regolare della casa. E’ proprio il ritorno di Nabil a spezzare l’apparente equilibrio di Anna Maria e ad infrangerne il rigore a vantaggio di una mimica che inizia a presentare i segni del tormento, della repulsione, dell’attrazione e dell’ambiguità:emblematica è in tal senso,la scena – forse la più  “forte” del film - quella in cui la donna s’imbatte in un parco dove è in corso un’orgia mostrata crudamente  - ma senza morbosità - in ogni dettaglio dalla regia di Seidl. Lo sguardo qui abbandona la celestialità della Madonna ma si colora del turbamento;seppur sconvolta Anna Maria osserva con attenzione l’animalesco dimenarsi dei corpi nudi e frenetici e non basteranno i colpi di frusta a calmare il senso di Peccato che s’insinua in lei. In un crescendo di umiliazione, frustrazione,senso di colpa, devozione e rimozione e in preda ad un delirio tra la sublimazione e la follia arriva a cercare un contatto fisico col Cristo masturbandosi con un crocifisso. La scena, quella dello scandalo annunciato, è molto più morbida di quanto riportato dalla stampa e fa leva più sull’intuizione che sull’esibizione ed evidenzia così il talento di Seidl di non cercare mai il compiacimento tantomeno la farsa e di saper magistralmente - forse furbamente - controllare i toni del film che si muove tra il dramma e la commedia; superlativi sono le incursioni nelle famiglie di diversa estrazione sociale e con cui la protagonista entra prepotentemente in contatto imponendo la presenza della statua della Madonna e dove si mostra la sua incapacità di capire realmente i loro drammi e il loro punto di vista. Se la Fede per Seidl  in quanto Dogma, è sinonimo di cecità, è pur vero che la ricerca della Ragione alla fine prevale anche in Anna Maria che non comprendendo il motivo per cui Cristo la destina agli attacchi del marito nega il Disegno Divino sputando e frustando il crocifisso stesso.  Una prova d’attrice quella di Maria Hofstätter che è indimenticabile e che determina la cifra stilistica del film donandogli potenza,irriverenza ed oscuro fascino. 

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