Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Di fronte ad un film del genere, ad uno sforzo del genere, non ci sono mezze misure, bisogna schierarsi e non so quanto "anti-italiano" sia parlare di esagerazione. L'impressione è che il regista abbia giocato all'estremo il suo essere sorrentiniano. Non venga presa come una battuta, ma quale palese rischio di ridondanza artistica, che la si può comprendere nel semi-arco decrescente di una parabola professionale, assai meno in quello ascendente. Più Antonioni che Fellini, volendo fare paragoni, con la sostanziale differenza di aver infarcito la fotografia con un mucchio di comparsate che nemmeno in un contenitore domenicale del tardo pomeriggio televisivo. Forse sarebbe stata un'altra cosa con volti sconosciuti, allora sì vere incone anonime in uno spazio denso di significato, a rendere peraltro il senso delle maschere vuote, piuttosto che un mucchio di starlette che, riconoscibili o meno, ti danno sempre l'intenzione di volersi far riconoscere, di ammiccare allo spettatore: "guardatemi, ci sono anche io!". A volte si ha come l'idea di volerselo, doverselo far piacere, ma non sempre sforzo tecnico e resa vanno di pari passo. La grande bellezza è un film da citare a spezzoni, alcuni di rara intensità, ma nel suo insieme si perde, appunto, nell'esagerazione che non si fa eccesso, ma semplice confusione.
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