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La grande bellezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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maxbaroni76

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La recensione su La grande bellezza

di maxbaroni76
6 stelle

Partiamo dalle cose che mi sono piaciute. Innanzitutto la sceneggiatura, perchè se il personaggio del protagonista resta impresso per il cinismo ed il disincanto che trasuda da ogni sua parola è proprio merito della sceneggiatura (oltre che di Servillo ).

Molto bella e toccante per quanto mi riguarda anche la scena del funerale del ragazzo suicida ed in particolare il momento in cui il parroco chiama a trasportare la bara gli amici del ragazzo, scoprendo che non aveva amici. Molto bello l'uso che il regista fa di Sabrina Ferilli, invecchiata e volutamente sciupata, corrispettivo perfetto della Roma splendidamente fotografata nel film.

Sottolineati questi aspetti, mi resta però senza risposta la domanda basilare che mi faccio alla fine della visione di ogni film: che cosa voleva realmente rappresentare o raccontare il regista con questo film? Voleva raccontare la decadenza di una certa società, rappresentando con essa la boria, la polverosità di una certa cultura miope che guarda solo ai suoi squallizi vizi e perde di vista il mafioso che vive nell'appartamento a fianco? Voleva raccontare delle intelligenze sprecate e perse in riti sterili, intelligenze che avrebbero potuto dare tanto, alla politica, alla letteratura ed invece non hanno dato niente? A ben pensarci direi proprio di no, perchè il viatico per la salvezza o meglio per la parziale redenzione che viene presentato alla fine non è un impegno, non è un gesto diverso di apertura ad un altro mondo, ma il bacio di una ragazza, un ricordo d'adolescenza. E' l'innocenza che si è perduta. Ma che innocenza? Stiamo forse parlando di un film sull'età adulta che brucia tutto quanto c'era di autentico e vero in un falò di vanità? Io è questo che non capisco, e ho il forte dubbio che non lo capisca nemmeno il regista a cui forse interessava solo filmare quella decadenza e quel perdersi in maniera assoluta, cristallina, con scenografie spinte ed astratte insieme da arrivare al Barocco, per ricongiungersi poi a quello onnipresente di Roma.

Da notare che molte delle considerazioni di cui sopra si applicherebbero secondo me anche al film a cui 'la grande bellezza' quasi sfacciatamente si richiama, 'la dolce vita', perchè anche in quest'ultimo c'è una perdita di senso che non si capisce bene a cosa voglia intellettualmente portare (e del resto basta leggere le recensioni dei critici di sinistra di quegli anni per rendersi conto di questo). Però nel capolavoro di Fellini c'è una dicotomia ed una lotta sempre presente tra la morte di un certo di società e la vita che erompe in continuazione ed esplode sempre sotto le ceneri, in ogni momento, in ogni situazione anche la più becera, dietro qualsiasi maschera. In quel film c'è una lotta continua tra l'intelletto e la carne, non ci sono significati politici, o meglio, ci sono, ma sono parte della razionalità stessa che è sempre pronta ad essere spazzata via da quella forza vitale, da quelle risate fragorose, da quell'acqua che zampilla da ogni dove. In 'la grande bellezza' tutto questo manca, c'è solo un estetica folgorante a tratti ma morta, senza dialettica, senza lotta sotterranea, appagata. Questo estetismo vacuo e senza tensione si esaurisce in quel corpo ed in quel volto pulito di ragazza sull'isola sotto al faro, ma è un po' pochino per tenere insieme il film.

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