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Arrestatemi

Regia di Jean-Paul Lilienfeld vedi scheda film

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La recensione su Arrestatemi

di Furetto60
7 stelle

Ottimo esordio di Jean-Paul Lilienfeld. Film di spessore.Eccellenti le prove attoriali delle due protagoniste

Gaston, la Marceau, che da molti anni ormai si è lasciata alle spalle, ruoli da “tempo delle mele” è una postina, che si ritrova in una squallida e sporca, centrale di polizia, tetra, buia e talmente lercia, che due blatte “battibeccano” visibilmente all’interno di una plafoniere sul soffitto, al cospetto del tenente Pontoise, in odore di pensionamento, alias Miou-Miou, anche lei lontanissima da “i santissimi”. E' lì per confessare l’omicidio del marito, consumato però 10 anni prima, aspira ad essere arrestata e poter così espiare la colpa. E' stata lei a spingerlo dal balcone durante una colluttazione violenta, l'uomo non si è affatto suicidato come la polizia, complice la sua dichiarazione, aveva ritenuto. Era un violento, la picchiava continuamente adducendo le più improbabili ragioni, anche davanti al figlio, tuttavia malgrado ciò Gastone, come moltissime donne vittime di maltrattamenti, è persuasa di meritare una punizione, il carcere perlappunto, per tacitare il suo rimorso, ma il tenente di polizia, la donna che le sta di fronte, non ci sta. Alla luce del racconto, che mano a mano affiora dalle parole di Gastone, intuisce che lei è una vittima e non un carnefice, cerca dunque in ogni modo di dissuaderla, insistendo sulla tesi della legittima difesa, ma Gastone appare molto risoluta nel suo intento, è afflitta da un profondo senso di colpa, rinforzato dal comportamento del figlio, che morbosamente non perde occasione per rammentarle l’evento delittuoso. Sono però passati dieci anni esatti, e dopo la mezzanotte scatterebbe la prescrizione del reato, cosi la Pontoise, cincischia, prende tempo, cercando di “splafonare”, comincia cosi tra le due un surreale ping-pong psicologico, un batti e ribatti, uno scambio di battute, un sottile gioco dialettico, sullo sfondo l'orologio a muro che rintocca i minuti, si arriva ad un paradossale e grottesco scambio delle parti, Gastone che pretende, anche con una pistola in pugno, l’arresto e la poliziotta che vuole mandarla a casa, la storia viene inframezzata, da numerosi flashback in cui Gaston rivive il proprio passato doloroso, quasi sempre in soggettiva, senza mai smarrire il pathos che resta sempre alto. Momenti terribili di una relazione che è sempre stata difficile, con un marito sadico, che non perdeva occasione di tormentarla, emergono a poco a poco dal suo convulso racconto. Ma la potenza espressiva del film sta soprattutto nel confronto serrato tra Miou-Miou e un'irriconoscibile, Sophie Marceau, che non è una stravagante trovata narrativa, ma è invece il nocciolo del film, che oltre a descrivere l’orrore degli atti subiti dalla donna, ne tratta soprattutto le conseguenze. L’effetto di uno stillicidio perpetuo, è una irreversibile condizione di disagio interiore, una paranoia ossessiva, uno stato di squilibrio mentale, una ferita che non si può cicatrizzare. Il film ha una matrice di stampo teatrale, in cui i dialoghi diventano fondamentali, la sceneggiatura è diligente e intensa, l’interpretazione delle due protagoniste sublime, dando vita ad uno psicodramma vibrante ed emozionante, teso fino alla fine, la scenografia ridotta volutamente all’essenziale, è strumentale a convergere tutta l’attenzione su di loro, sui visi, sulle espressioni. Alcune scioccanti statistiche rivelano che, quasi il 50% della popolazione femminile d’oltralpe, ha subìto violenza fisica, sessuale o psicologica dall'età di 15 anni. Questo inquietante dato, è lo spunto da cui è partito il regista, per girare il noir “Arrestatemi”, primo film di Jean-Paul Lilienfeld, uno dei pochi lavori cinematografici, impegnati ad affrontare in maniera diretta ed efficace, pur se con alcune inevitabili forzature narrative, il tema della violenza di genere, che mai come oggi è cosi attuale, qui si parla della Francia, ma la cronaca nostrana non è da meno, ogni giorno si registrano casi di femminicidio. Liberamente ispirato dal romanzo "Les Lois de la gravitè " di Jean Teulé, è un’opera pesante e coriacea, a tratti indigesta, brutale e cruda, ma lodevole, per la forte denuncia sociale di cui si fa portavoce.

 

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