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Giovani ribelli - Kill Your Darlings

Regia di John Krokidas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Giovani ribelli - Kill Your Darlings

di miss brown
4 stelle

Dopo lo splendido URLO nel 2010, il mediocre ON THE ROAD del 2012 e in attesa del prossimo BIG SUR, ecco un altro film che dimostra il crescente interesse del cinema indie statunitense per le figure dei grandi della Beat Generation.

1944, New York. Allen e Lucien, matricole della Columbia University, due aspiranti poeti. La storia è narrata dal punto di vista del 18enne Allen Ginsberg, di Patterson, New Jersey; è ebreo, figlio di un poeta fallito e di una donna psichicamente fragile che li schiaccia sotto i sensi di colpa. Entrato all'Università con negli occhi lo stupore di Alice nel Paese delle Meraviglie, sarà lui il primo a voler rompere lo specchio. Da famiglie aristocratiche di St.Louis, Missouri provengono il suo compagno di dormitorio Lucien Carr, bello, brillante, carismatico; e il "fuori corso" William Seward Burroughs, 31 anni e già laureato ad Harward. Omosessuale e morfinomane, i suoi atteggiamenti anticonvenzionali sono troppo imbarazzanti per la sua ricca famiglia di industriali del sud, che gli sovvenziona ulteriori corsi di studio purché stia alla larga.
Suo amico d'infanzia è David Kammerer, già insegnante di liceo, innamorato perso – forse ricambiato - fin da quando è stato suo capo-scout dell'oggi 19enne Lucien Carr. Ha persino lasciato il lavoro per seguirlo nei numerosi cambi di scuola imposti dalla madre di Lucien. Bell'uomo, colto, affascinante, ne è totalmente soggiogato, si è adattato a fare il bidello pur di stargli vicino; quando era al college a Chicago Lucien ha tentato il suicidio - secondo la madre per liberarsene - ma il legame di interdipendenza fra i due, pur altalenante, è ancora fortissimo. Lucien tiene David perennemente sulla corda, lo stuzzica e poi gli si nega, lo ricatta imponendogli di scrivere le tesine scolastiche al posto suo.
Mentre la passione di David si fa sempre più ossessiva vediamo Allen accettare la propria omosessualità e abbandonarsi all'amore non corrisposto per Lucien, appagato anche solo della sua compagnia. Nell'arco di alcuni mesi assistiamo alle quotidiane discussioni con gli insegnanti, che pur apprezzando la profonda cultura e la creatività dei due allievi non ne tollerano la totale indisciplina; e a pagine e pagine di tentativi di scrittura; e ad interminabili discussioni su poetica e letteratura accompagnate da sbronze epocali e memorabili burle ai danni dell'Università. Guidati da Will entrambi i ragazzi sprofondano nella sperimentazione di una miriade di sostanze allucinogene in compagnia di un nuovo amico, l'eccentrico, vitalissimo Jack Kerouac; che è anche l'unico a ricordare, attraverso delle lettere dal fronte, che siamo in piena Seconda Guerra Mondiale.
Finché in una tragica notte di agosto Lucien accoltella David, butta il suo corpo nell'Hudson, si rifugia da Kerouac e con il suo aiuto si libera dell'arma. Arrestati entrambi, vengono frettolosamente prosciolti: Lucien ha vilmente dichiarato di essere eterosessuale e di essersi legittimamente difeso da un tentativo di stupro.

Il titolo originale ricorda un verso de LA BALLATA DI READING di Oscar Wilde: “Each man kills the things he loves”, ripreso anche in QUERELLE DE BREST di Fassbinder. Poteva essere conservato per la distribuzione italiana, ma forse UCCIDI QUELLI CHE AMI è stato considerato troppo aggressivo; eppure è davvero esplicativo del contenuto del film. Non si riferisce tanto a Lucien che uccide l'amato-odiato David, quanto proprio alla missione che si erano prefissi i giovani poeti: uccidere i maestri, gli amatissimi, minuziosamente analizzati, vivisezionati autori della classicità; solo rompendo le loro regole stilistiche sarebbero riusciti a dare vita ad una forma di scrittura completamente nuova, il movimento letterario che chiamarono “The New Vision”, che avrebbe completamente rivoluzionato l'intero mondo culturale non solo americano.
Scopo del film era mostrare gli anni di formazione dei personaggi più rappresentativi della Beat Generation: peccato che poi diventi una sorta di mélo intitolato “Tutti vogliono Lucien”. Probabilmente nell'intento di rendere la storia appetibile ad un pubblico più vasto, lo sceneggiatore e debuttante regista John Krokidas ha deciso di lavorare su di un reale fatto di cronaca nera, che sicuramente ha influenzato Allen Ginsberg e tutti i membri della sua cerchia. Non succede certo tutti i giorni che il ragazzo di cui sei infelicemente innamorato accoltelli il proprio amante e nasconda arma e cadavere aiutato dal vostro migliore amico. E fino a quel giorno nessuno di loro aveva pubblicato una parola. Ma da qui a sostenere che questa tragedia sia stata l'evento scatenante che ha dato il via alla carriera dei tre scrittori ce ne corre. Oltre alle discutibili impostazione di scrittura, le scelte di regia (scene e costumi meticolosissimi, impeccabile selezione delle musiche, riprese spesso in notturna, scelta di colori seppiati e sfumature di grigio e di verde nella fotografia leggermente sgranata) sono molto tradizionali e conformiste, trasformando in un leccato e poco interessante esercizio di stile la storia di artisti che, al contrario, dell'anticonformismo fecero una bandiera.

Fortemente voluto dal regista fin da un primo fallito tentativo di produzione nel 2009, il britannico ex-maghetto Daniel Radcliffedà un'interpretazione appassionata e mimetica del giovane ebreo americano Ginsberg, e si sforza di dominare la scena dall'alto del suo metro e 63. Ma è una partita persa in partenza: cuore, anima e viscere del film è il Lucien di Dane DeHaan (3 titoli importanti: i film CHRONICLE e LAWLESS e la serie televisiva IN TREATMENT). Ha il fisico sottile e flessuoso, e lo sguardo obliquo e sottilmente perverso del giovane Bowie, è studiato e insieme istintivo, è magnetico e repellente, e ha un sex-appeal da far cadere ai suoi piedi anche il più irremovibile degli eterosessuali; alla Factory avrebbe fatto sfracelli. Tutto suo il merito di aver trasformato lo spregevole parassita e manipolatore Lucien Carr (Justin Chang di VARIETY lo definisce “un incantatore diabolico e piantagrane”) in un antieroe tragico per cui provare compassione.
La sua magnifica interpretazione mette in ombra quella pur buona di tutti gli altri interpreti, a partire dall'energetico Jack Kerouac del londinese Jack Houston(nipote di Anjelica e Danny) e dal Will Borroughs di un somigliantissimo, inizialmente irriconoscibile, Ben Foster. Poteva essere una buona occasione per apprezzare finalmente al cinema Michael C. Hall, per molti anni legato a personaggi televisivi ambigui e morbosi come il becchino gay di SIX FEET UNDER e il serial killer DEXTER: qui allunga la galleria col dolente e maniacale David Kammerer, ma appare spaesato. Due signore attrici in parti piccole, ma significative: Jennifer Jason Leigh(la madre pazza di Ginsberg) e Kyra Sedgwick(la possessiva madre di Lucien).
Voto finale 2 stelline per il film + ½ per il cast e soprattutto per Dane DeHaan, 27 anni: da tenere d'occhio.

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