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Zero Dark Thirty

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Zero Dark Thirty

di michele_apicella
5 stelle

E' un lavoro sporco, ma qualcuno deve farlo

 

Come al solito, non entro nel dibattito polemico-politico sulla Bigelow che sostiene la "guerra al terrore" e i suoi metodi: trovo che un film sia un film, non un programma politico, non un op-ed su un giornale, non un comizio.

Quindi le idee della Bigelow non mi interessano, mi interessa la sua opera filmica, il suo uso di immagini e suoni per raccontare non un "evento", ma una visione possibile di come possiamo immaginare l'evento: ed è su questo punto che la Bigelow fallisce, incapace di uscire da uno schema rigido, vecchio e senza rischi. C'è sempre l'eroe solo contro tutto il mondo (non solo Al-Qaeda, ma anche tutta la CIA che le dà il 60% di fiducia), i duri maschi dei Navy Seals, la visione in soggettiva con immagini infrarosse (non ne abbiamo viste abbastanza di soggettive da videogame?), le volgarità e le affettuosità tra i compagni di spionaggio....

Insomma, davvero niente di nuovo e anche le tanto vituperate scene di tortura (giustificate o giustificabili non interessa qui) lasciano poco segno nella mente -

L'obiettivo teorico del film è raccontare l'evento Bin Laden nella sua ineluttabilità: simbolico solo il fatto che un vertice della CIA chiede al capo di "dargli opzioni" - a noi sono negate, non c' scelta, non c'è opzione, non c'è altra possibilità che la conclusione finale e mortale (ricordiamo che Maya (l'eroe) dice ai Navy Seals che lei avrebbe preferito buttare una bomba sul compound di Abbotabad con donne e bambini dentro).

Ma questo fine è comunque mancato perchè l'elemento visivo che dovrebbe sostenere la tesi non esce dai soliti clichè, ricorrendo al solita capacità di girare scene d'azioni - ma questo non basta per un film di tale ambizione.

 

 

  • colore: sabbia del deserto
  • icona: la scimmia in gabbia con cui l'agente CIA gioca: potrebbe sembrare metafora dei prigionieri, ma anche simbolo della rigida prigione in cui gli stessi americani si pongono, nel momento che si dà per scontato che esiste un solo metodo per ottenere il proprio obiettivo

 

  • associazione: pensando a torture cinematografiche, il dentista Laurence Olivier de "Il maratoneta" resta scolpito nella memoria molto più di questi agenti CIA

 

 

 

scena

Zero Dark Thirty (2012): scena

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