Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
E' un lavoro sporco, ma qualcuno deve farlo
Come al solito, non entro nel dibattito polemico-politico sulla Bigelow che sostiene la "guerra al terrore" e i suoi metodi: trovo che un film sia un film, non un programma politico, non un op-ed su un giornale, non un comizio.
Quindi le idee della Bigelow non mi interessano, mi interessa la sua opera filmica, il suo uso di immagini e suoni per raccontare non un "evento", ma una visione possibile di come possiamo immaginare l'evento: ed è su questo punto che la Bigelow fallisce, incapace di uscire da uno schema rigido, vecchio e senza rischi. C'è sempre l'eroe solo contro tutto il mondo (non solo Al-Qaeda, ma anche tutta la CIA che le dà il 60% di fiducia), i duri maschi dei Navy Seals, la visione in soggettiva con immagini infrarosse (non ne abbiamo viste abbastanza di soggettive da videogame?), le volgarità e le affettuosità tra i compagni di spionaggio....
Insomma, davvero niente di nuovo e anche le tanto vituperate scene di tortura (giustificate o giustificabili non interessa qui) lasciano poco segno nella mente -
L'obiettivo teorico del film è raccontare l'evento Bin Laden nella sua ineluttabilità: simbolico solo il fatto che un vertice della CIA chiede al capo di "dargli opzioni" - a noi sono negate, non c' scelta, non c'è opzione, non c'è altra possibilità che la conclusione finale e mortale (ricordiamo che Maya (l'eroe) dice ai Navy Seals che lei avrebbe preferito buttare una bomba sul compound di Abbotabad con donne e bambini dentro).
Ma questo fine è comunque mancato perchè l'elemento visivo che dovrebbe sostenere la tesi non esce dai soliti clichè, ricorrendo al solita capacità di girare scene d'azioni - ma questo non basta per un film di tale ambizione.
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