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Our Paradise

Regia di Gaël Morel vedi scheda film

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La recensione su Our Paradise

di OGM
8 stelle

Uno struggente mix di tenerezza e depravazione. Gaël Morel ci dimostra che il cinema LGBT non è fatto solo di romanticismo alternativo o di provocatoria trasgressione: questo film ci restituisce il ritratto dell’omosessualità come una dimensione esclusiva e fragile, che, al pari di tutte le realtà semisommerse dalla clandestinità, si lascia contaminare dall’orrore. Vassili e Angelo formano una coppia innamorata e criminale, legata da un complesso rapporto di complicità e dipendenza. I due uomini, che si sono incontrati per caso, una notte, lungo le rive della Senna, si prostituiscono insieme, ed insieme delinquono, in un sodalizio che unisce gli opposti: sono infatti creature antitetiche, diverse per età e per carattere, ma ugualmente predisposte al sotterfugio, al mistero in cui avvolgere un sogno intimamente condiviso, e circondato dalle tenebre dell’inferno. Sono come honeymoon killers che uccidono non solo per calcolo, ma anche per passione, per avvicinarsi alla perfezione  di un amore che  non conosca ostacoli di nessun tipo, né morali, né materiali. L’anima nera della loro utopia sentimentale si vende per denaro, fingendo di mettersi al servizio del mondo per poterne succhiare il sangue. Nei loro petti battono due cuori sordidi, affamati l’uno dell’altro,  e che però preferiscono cibarsi della carne di sconosciuti. La corruzione della follia  è il lato diabolico che mostrano al mondo, il rovescio di un’incessante opera di seduzione reciproca, che si avvale di qualsiasi mezzo pur di poter continuare il suo macabro gioco. Il maturo Vassili ha conquistato il giovane Angelo spezzandone l’innocenza e il pudore. Lo ha iniziato ad una vita in cui non c’è limite alla perversione, né agli strumenti che è lecito utilizzare per difendersi dalle sue aberrazioni.  Fantasia e degenerazione si stringono in un irresistibile abbraccio, che separa quel  minuscolo, sinistro paradiso dalla rituale convenzionalità del do ut des, dove i patti sono chiari, ma la vita ha poco senso. Per loro, invece, l’ambiente minoritario e segreto in cui operano è un territorio di conquista, nel quale è di fondamentale importanza affermare la propria supremazia sfruttando le debolezze altrui a proprio vantaggio. Sono cacciatori di ricchezze i cui proprietari sono perlopiù vecchi, stanchi, ubriachi, ebbri dei loro appetiti strani, della loro voglia di farsi una scorpacciata di libertà e gioventù, sfidando i confini della decenza. Per Vassili ed Angelo, partecipare agli eccessi è la controparte orgiastica dello spirito guerriero, è la baldoria ed il saccheggio dei vincitori, che, in questo caso, riescono ad avere la meglio perché, all’infuori della loro ardente simbiosi, non esiste vincolo che li possa trattenere. Gli altri sono perdenti in quanto assoggettati alle esigenze della normalità, alla necessità di nascondere i propri vizi, coltivandoli nell'ombra dell’isolamento, dove, per loro sfortuna, le prede sono molto più facili da colpire. Il paradiso dei protagonisti è la loro natura di animali selvatici, senza passato e senza dimora, che si mimetizzano tra i loro consimili civilizzati e poi li assalgono per divorarli. Li saprà fermare soltanto l'ultimo brandello residuo di umanità incontaminata, racchiuso nell'ingenua benevolenza di un bambino, nel suo impulso a cercare indiscriminatamente l'amicizia di tutti, apertamente e senza malizia, restando immune dalle relazioni tagliate col diamante, e da tutte le fittizie distinzioni applicate al piacere. Notre Paradis è il dipinto decadente di un eden a due posti, al contempo sublime e maledetto, striato dal vibrante chiaroscuro di una languida morbosità  e dal crudo sogghigno del male procurato a fin di bene.

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