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Byzantium

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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La recensione su Byzantium

di supadany
8 stelle

Pellicola ingiustamente non transitata da noi in sala con la quale Neil Jordan torna ad affrontare il mondo dei vampiri anche se lo scenario è assai meno suntuoso rispetto al precedente “Intervista col vampiro” (1994), ma dall’altra parte ecco riaffiorare l’impronta personale ed intimistica che ha caratterizzato il miglior cinema del regista irlandese.

Da tempo immemore in fuga, Clara (Gemma Artenton) si guadagna da vivere con il sesso, mentre sua figlia Eleanor (Saoirse Ronan) è parecchio irrequieta.

Alle loro spalle c’è un segreto inconfessabile, sono infatti due vampire reiette alle quali i loro simili danno la caccia per eliminarle.

Eleanor, nonostante il pericolo, non accetta più una vita fatta di fughe e quando s’innamora di Frank (Caleb Landry Jones) sceglie di aprirsi.

 

Saoirse Ronan

Byzantium (2012): Saoirse Ronan

 

Nei tempi di “Twilight”, la leggendaria figura del vampiro è stata messa a dura prova, Neil Jordan riesce a ridarle lustro, pur prendendosi diverse licenze (ad esempio viene accantonato il classico morso sul collo a favore di un’unghia accuminata), soprattutto perché racconta gli aspetti più duri di un’esistenza solo apparentemente senza fine.

E l’ambiente lontano dai fasti è proficuo, la visione soffia abbondanti dosi di malinconia, tra bellezza e decadimento.

Si respira anche, e con costanza, un senso di tragedia imminente, e se la sceneggiatura ogni tanto pare stentare, l’immagine invece paga l’occhio (soprattutto in alcuni excursus, come quelli riguardanti le trasformazioni), questo anche grazie all’apporto di Sean Bobbitt, noto per la collaborazione con Steve McQueen, alla fotografia, sapiente scelta dal regista ed assolutamente ripagata.

Tra gli interpreti è corsa a due tra le donne; ancora una volta svetta Saoirse Ronan, aiutata da un personaggio acuto per personalità, ma anche elettrizzante di suo a partire dallo sguardo, ruolo maturo invece per Gemma Artenton che bella lo è da sempre (ed indubbiamente questo aiuta), ma questa volta mette in campo anche doti umorali da attrice navigata e di temperamento.

Assai meno qualità tra gli uomini, se Caleb Landry Jones è una lieta sorpresa, Sam Riley non ha invece le caratteristiche fascinose del vampiro senza tempo, e la sua parte da tale qualità ne avrebbe tratto beneficio.

Tutto ciò da vita ad un’opera passata troppo inosservata, non che possa vantare i crismi della perfezione (e non so nemmeno se gli amanti dei vampiri possano apprezzare fino in fondo, non è un horror), ma ripropone un Neil Jordan ringiovanito, una versione vampiresca che non si limita a riecheggiare il mito e tanti dilemmi propri dell’esistenza.

Estremamente affascinante, anche se non del tutto risoluto.

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