Espandi menu
cerca
In Another Country

Regia di Hong Sang-soo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FilmTv Rivista

FilmTv Rivista

Iscritto dal 9 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 242
  • Post 80
  • Recensioni 6309
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su In Another Country

di FilmTv Rivista
8 stelle

Nel 2013, anno in cui esordisce nelle nostre sale con In Another Country, opus n° 13 in concorso a Cannes 2012, Hong Sang-soo ha presentato un film alla Berlinale e uno a Locarno. L’Europa, per lui, sudcoreano, è prima un orizzonte estetico, poi terra di consacrazione critica e, infine, patria di conforto produttivo. Cinema d’autore e insieme sua candida e ridente parodia, la poetica di Hong è incentrata sulla reiterazione: ripete temi e stilemi come fosse sempre lo stesso film (con tono, umore, colore variabile), esaspera e sbeffeggia amorevolmente l’idea di riconoscimento autoriale. E, come una caricatura del senso di Rohmer per la serialità, porta il gioco in abisso, facendo di ogni pellicola non una variazione sul tema, ma un contenitore delle variazioni possibili. In In Another Country - complementare a Night and Day e racconto d’estate come Woman on the Beach, film in tre tempi come The Day He Arrives - una ragazza sublima i problemi matrimoniali di una parente nella scrittura di 3 storie, con protagonista una donna francese: Isabelle Huppert - che ultimamente, da Captive a La religiosa, insiste nel rielaborare ludicamente la sua icona - è Anne, una e trina. Prima regista francese ospite di un collega coreano che la corteggia, poi amante di un regista in breve fuga dal marito, infine donna abbandonata dal suo uomo e sedotta da un regista sposato. Luoghi e figure, discorsi amorosi e stereotipi sociali che si ripetono, lessico di una lingua limitata: come un esercizio di stile di Calvino, come una sognante bande dessinée combinatoria di Resnais, Hong ci dice che cinema e vita sono strutturati su retoriche definite. Diversi i possibili incastri, stessa la visione rassegnata del mondo, il sentimento ultimo, tragicomico. E per questo, come Rohmer, i suoi pianosequenza frequentano la verbosità delle parole, la loro densità per cercarne le falle, per scorgere dietro i tentennamenti, i lost in translation, qualcosa che vada oltre il linguaggio. E per questo, nella forma sempre più matematica, elementare e ridicola delle sue ronde sentimentali, sono le infrazioni alle regole del gioco, i conti che non tornano, ciò che ci smuove, la magia di punti di fuga impossibili ciò che rimane, ciò che ci commuove.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 34 del 2013

Autore: Giulio Sangiorgio

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati