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Due vite

Regia di Georg Maas vedi scheda film

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La recensione su Due vite

di OGM
8 stelle

Katrine non è veramente lei. È una donna che ha preso in prestito la vita di un’altra, per motivi di servizio. Perché Katrine è una spia della Stasi. Ed i suoi colleghi la chiamano Vera. Quando era poco più di una ragazza, ha assunto il nome di un’orfana di guerra, figlia di madre norvegese e padre tedesco: un’ariana nata fuori dal Terzo Reich, strappata ai genitori quando era ancora una bambina,  per essere deportata  in un istituto della Sassonia, e ricevere un’educazione in linea con l’ideologia nazista. Per tanti anni nessuno ha mai sospettato di nulla, e la donna nel frattempo si è costruita un’esistenza piena e ricca, con un marito, una figlia, una nipote, ed una madre del tutto ignara dell’inganno.  Ma ora che il muro di Berlino è caduto, la verità rischia di venire a galla. Il film di Georg Maas trae spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, nel 1970, nei pressi del paesino norvegese di Isdalen, e rimasto avvolto nel mistero. La fantasia dell’autore ne inventa una spiegazione legata ad un avvilente capitolo della storia europea, iniziato con un folle progetto razzista ed imperialista, e proseguito, al di là della cortina di ferro, con un autoritarismo di stampo dichiaratamente progressista, eppure subdolamente repressivo e sanguinoso. Il racconto segue il solco di una profonda ferita, una spaccatura che ha attraversato il cuore di un popolo spezzando legami familiari, prima e dopo la spartizione territoriale,  sia all’epoca dei sogni espansionistici, sia nel momento della lacerazione e della devastazione conseguenti alla sconfitta. Katrine è l’incarnazione di un paradosso che ha distrutto l’unità per creare una doppiezza crudele a artificiosa, contraria alla natura delle cose: due stati, due identità, un volto pubblico ed uno segreto, separati da una linea di confine che, tracciata in virtù di un compromesso  in mezzo alle rovine, ha distinto per decenni l’est dall’ovest. L’equilibrismo di Katrine è una stridente sintesi di tutte le divisioni che offendono l’umanità, e che si configurano come tradimenti del nostro destino biologico, che ci vuole appartenenti alla stessa specie, fratelli e sorelle di sangue, indipendentemente dalla nostra provenienza, e a prescindere dalle divergenze politiche e culturali.  Contemporaneamente, l’acrobazia con cui riesce a tenersi in bilico tra due mondi inconciliabili,  punta a ricucire uno strappo tanto doloroso quanto assurdo, ricostituendo una superficie integra a copertura di una menzogna e a beneficio della felicità familiare. La bugia, nata per scopi infami, finisce così per divenire una necessità vitale, un debito d’affetto, un dovere d’amore. Il presente va protetto dal passato. Deve liberarsene, per poter affrontare il futuro. Occorre rompere quel vincolo in base al quale oggi si ritrova ostaggio di ieri. Ma anche questa, in fondo, è un’unione naturale impossibile da sciogliere.

 

Zwei Leben  è stato candidato, per la Germania, al premio Oscar 2014 per il migliore film straniero.  

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