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La madre

Regia di Andres Muschietti vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La madre

di alan smithee
6 stelle

Una co-produzione iberico-canadese curiosa, scritta e sceneggiata dall'esordiente Andres Muschietti dilatando un'idea già alla base di un corto che pare abbia trovato consensi e convinto Guillermo Del Toro a tirarne fuori un lungometraggio piuttosto teso e appassionante, con atmosfere inquietanti abilmente (e anche furbamente) dosate e sparse qua e là a creare un ritmo ed una suspence che certo non ha nulla di nuovo od originale, ma indubbiamente la capacità di tener desta l'attenzione dello spettatore. Gran bell'incipit, lungo e teso: una macchina in corsa per una strada ghiacciata che  condurrà  un padre disperato ed assassino e le due figliolette proprio in casa dell'orco delle favole: che in questo caso è lo spirito di una folle madre separata a forza dal figlioletto neonato nel manicomio ove era ricoverata nell seconda metà dell'800. Cinque anni dopo un giovane grafico in cerca di affermazione sta spendendo gli ultimi soldi nella ricerca ormai vana delle due bambine e del loro padre (fratello di costui) scomparsi senza lasciare traccia dopo che invece il corpo senza vita della moglie e madre era stato rinvenuto nella casa, freddato con un colpo di pistola. Insomma che le bambine, devastate fisicamente e psicologicamente vengono alla fine trovate ed affidate dai servizi sociali allo zio e alla sua sciroccata compagna musicista, che per l'occasione vengono trasferiti dal loro piccolo appartamento in una bella casa con giardino di proprietà di un ente per il reinserimento dei minori.
Sarà proprio la donna , Annabel, ad intuire che le due bambine non sono mai state sole ed anzi una creatura malefica ma a suo modo amorevole sta loro vicino non ha nessuna intenzione di abbandonarle. In un accumulo sin esagerato e calcolato di suspence si consuma una storia di amori materni deviati che tuttavia ha le carte in regola per funzionare, grazie anche ad una rappresentazione sin generosa del mostro, che, come precisato dal regista stesso, ha davvero le sembianze delle donne dei dipinti di Modigliani e riesce spesso a far sobbalzare dalla poltrona. Sino alla bella scena finale sulla rupe (fintissima ed eccessiva) in cui due madri forti e disperate si contendono (e alla fine spartiscono) il loro bottino di creature in una contesa che le vede impegnate sino alla morte e senza che i maschi possano minimamente infierire o condizionare le loro volontà. Bravissima la sempre più attiva Jessica Chastain e interessante pure il nordico Nikolai Coster-Waldau, tutt'altro che esordiente ma a me fino ad ora sconosciuto. Un film che, come sempre in questi casi, l'orda di boy-band di pivelli chiassosi e molesti che frequentano questo genere cinematografico, finisce sempre inesorabilmente per condizionarne negativamente la visione, interrotta sempre e maleducatamente da urla e cori da stadio, pedate sugli schienali di sale già sempre più sporche e abbruttite di popcorn e odori di cibo scadente. Mancanza di rispetto, basilare quando si frequenta un luogo pubblico; maleducazione che parte dal ceppo familiare che evidentemente soprassiede in nome di altre priorità; il potere della televisione che ti eleva a protagonista e non a parte di un microcosmo che necessita delle sue regole e del rispetto verso il prossimo. Che desolazione, che superficialità, che aspettative per un futuro già in se' drammatico.

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