Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
Storia parallela a quelle mostrateci pochi anni prima nell'ottima trilogia ufficiale dedicata a Jason Bourne. Dirige lo sceneggiatore Tony Gilroy badando solo a intrecciare quanto più possibile la matassa. Ma il vero handycap è l'aver fatto un film su Bourne senza... Bourne!
A cinque anni di distanza dalla fine di quella che doveva essere una trilogia (“The Bourne Identity”, “The Bourne Supremacy”, “The Bourne Ultimatum”) dedicata al personaggio di Ludlum, tornano le avventure di Jason Bourne prive però questa volta di... Jason Bourne! Ebbene sì, non è un refuso: il titolo del quarto capitolo della serie va davvero preso alla lettera visto che di Bourne v'è qui solo the legacy, l'eredità. Ed è questa un'eredità enorme, ingombrante e pesantissima. Per Jeremy Renner (da Matt Damon) davanti alla telecamera, per Tony Gilroy (da Paul Greengrass) dietro di essa. Per quel che riguarda il manico dell'operazione, Gilroy è certamente uno sceneggiatore squisito, lucidissimo nel disegnare trame dalla complessità a volte disarmante, ma, ammettiamolo, non è altrettanto bravo nel dirigere. Se non controbilanciato dalla presenza di un regista esperto e 'bilanciato' che ne sappia fare buon uso, il suo amore indefesso per la complessità si trasforma in arma micidiale che miete vittime tanto tra le file nemiche quanto tra quelle amiche. Succede qui in “The Bourne Legacy”, succedeva così -a mio avviso- in altri film da lui diretti quali “Michael Clayton” o “Duplicity”, anche se il primo gode generalmente di critiche positive. Ma il vero handycap non sono qui né gli arzigogoli di copione né il ritmo meno tagliente infuso al racconto da Gilroy. Il vero colpo del KO è l'assenza di Jason Bourne (e di Matt Damon) in un film che ne porta il nome. Se lo stesso identico film fosse stato intitolato “The Blackbriar Program” lo considerei infatti un film passabile, così com'è stato venduto lo considero invece solo una truffa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta