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The Bourne Legacy

Regia di Tony Gilroy vedi scheda film

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La recensione su The Bourne Legacy

di mc 5
8 stelle

Questo film, che peraltro sta incassando al nostro box office cifre ragguardevoli, ha ricevuto recensioni di segno molto diverso. Per dire, su Film Tv lo hanno stroncato parlando di "due ore estenuanti", mentre altrove è stato giudicato con ampia benevolenza, mettendo in risalto la buona prestazione di Jeremy Renner e la perizia nell'allestimento delle sequenze più spericolate. Io devo dire che, forse perchè non nutrivo alte aspettative, mi sono divertito parecchio. Ma mi corre l'obbligo di precisare che non sono affatto un patito della saga di Bourne, la storia che ne è alla base non mi appassiona e -pur avendo visto gli episodi precedenti- i ricordi che ne conservo sono labili e confusi. Però una cosa sono in grado di affermarla: il Bourne di Damon e quello di Renner sono distanti, quasi agli antipodi. Lo so bene che Renner in realtà non impersona Bourne ma l'agente Cross, ma la logica avrebbe forse voluto un omologo al celebre personaggio. E invece qua siamo proprio da un'altra parte. E devo dire, se considero la piacevolezza di quest'ultima visione, che la regìa di Tony Gilroy non fa affatto rimpiangere il pur ottimo predecessore Paul Greengrass. Se riordino un attimo i miei ricordi, per quanto appannati, dei tre precedenti episodi, ho l'impressione che perpetrare all'infinito lo stile della macchina da presa "a spalla" che tallona col fiatone Matt Damon, davvero non aveva più senso, rischiando di contaminare l'adrenalina con la noia. A chi poi punta il dito sulla scarsa verosimiglianza di certi assunti, faccio notare un paio di aspetti. Primo: in un action movie è normale assistere ad un vortice di inseguimenti "gonfiati" a dismisura e in genere ad azioni rigorosamente sopra le righe. Secondo: le sceneggiature di queste storie di spionaggio e di agenti impegnati in missioni "definitive" implicano quasi sempre trame che sconfinano nella sci-fi, e il nostro caso non fa eccezione. Meglio dunque abbandonarsi alla forza delle immagini e stop, specialmente poi se sono servite da un'ottima fotografia che appaga l'occhio dello spettatore, contando peraltro su indovinatissime location. Va anche detto che il nuovo regista della saga, Tony Gilroy, in realtà ne è sempre stato lo sceneggiatore e dunque conosce molto bene il materiale che ha per le mani. Egli si avvale peraltro del fratello John in qualità di curatore di un ottimo montaggio, ineccepibile e serrato quanto basta. E dello stesso Gilroy mi piace ricordare il pregevole "Michael Clayton" con George Clooney, datato 2007. Il film ha una durata notevole, 2 ore e un quarto, che però non si patiscono troppo, potendo contare su un buon dosaggio del ritmo. Anche se personalmente detesto questa tendenza di tutti i moderni blockbuster ad allungare il brodo, ma è un discorso che avremo modo di riprendere (temo) molto presto, fermo restando che nel caso in questione il problema non si pone. La sceneggiatura è buona, i personaggi si muovono bene, e anche i dialoghi, che in un action movie rischiano di essere la parte più debole, qui sono sufficientemente incalzanti da scongiurare rallentamenti e noia. Non si tratta dunque del solito action-blockbuster fracassone ed ipertecnologico, lasciando quindi spazio ad una definizione dei concetti e dei personaggi. Accennavo prima ad una scelta indovinata delle varie location. A questo proposito vorrei riportare una mia personale impressione. La mia percezione è che Gilroy abbia saputo sfruttare con sapienza una sorta di controllo visivo degli ambienti, permettendo allo spettatore la fruizione di uno sguardo perfetto su ogni scenario, sia esso una baita isolata tra le nevi, o un asettico laboratorio di ricerche scientifiche, oppure il traffico che popola le strade di Manila, o anche semplicemente l'abitazione della protagonista. Occorre dire che, per quanto esso utilizzi canoni ricorrenti nel cinema action, il film riesce a non essere stereotipato se non in minima parte. E questo essenzialmente perchè -a prescindere da una vicenda di base che ci era già nota- il film è "illuminato" dalla presenza di due attori protagonisti che sanno imporsi con autorevolezza, soprattutto Rachel Weisz, evidentemente dotata oltre che di professionalità e mestiere, di una ricca personalità, di quelle che "agganciano" lo spettatore. Dunque Renner e la Weisz "riempiono" lo schermo (anche con generosi primi piani), e fanno la differenza, ridando fiato ad una saga alla disperata ricerca di idee ed elementi nuovi. Da segnalare inoltre che il film annovera tre o quattro sequenze di pura azione davvero strepitose. In particolare segnalo le immagini conclusive, dominate da un forsennato inseguimento in moto che è destinato a figurare nelle prossime antologie del cinema action. Quanto alla trama, è piuttosto arzigogolata e preferirei non entrare nel dettaglio di questi agenti i cui corpi possono essere manipolati secondo programmi gestiti dal Dipartimento della Difesa. Siccome il Jason Bourne impersonato da Matt Damon non era più disponibile per latitanza dell'attore, ecco che dalla panchina scende in campo un altro agente, tale Aaron Cross, personaggio che forse avremmo voluto più dolente e invece mantiene uno status tra il tormentato e l'incazzato. Abbiamo già detto di un ottimo Jeremy Renner, la "facciotta un po' così" che ha conquistato Hollywood e che ha dimostrato -action a parte- di essere un bravissimo attore con film come "Hurt locker" o "The town". E sulla incantevole Rachel Weisz posso solo aggiungere che l'ho trovata immensa, capace di esprimere un talento da fuoriclasse, qui peraltro omaggiata nella propria sontuosa bellezza da certi irresistibili primi piani. Quel che mi addolora, a questo punto, è non aver più spazio per potermi soffermare su un cast "all stars", per cui mi vedo costretto ad un arido elenco di nomi formidabili: Edward Norton, Joan Allen, Scott Glenn, Stacy Keach, David Strathairn, Albert Finney. Concludendo. Posto che il film funziona e si rivela un action convincente, resta comunque lecita una semplice domanda. Dopo 4 pellicole in cui il tema "agente manipolato VS organizzazione segreta che vuole eliminarlo" è stato più che sviscerato, non sarebbe il caso di darci un taglio?


Voto: 8 e 1/2

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