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V/H/S

Regia di Adam Wingard, Glenn McQuaid, Radio Silence, David Bruckner, Joe Swanberg, Ti West vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su V/H/S

di Raffaele92
6 stelle

Curioso prodotto questo “V/H/S”: primo film a episodi nel genere “mockumentary” tanto in voga al momento e del quale costituisce uno dei migliori esempi.

C’è l’influenza di tutti i “simili” che lo hanno preceduto, da “Paranormal Activity” (deviato genialmente nella trovata dell’episodio tutto realizzato tramite Skype) a “The Blair Witch Project”. L’episodio (quello ambientato nel bosco) che attinge al capostipite del 1999, è uno dei più interessanti del film: al centro di esso vi è infatti un fantasma formato esclusivamente da pixel, quando la trama di contorno agli episodi vuole che questi siano registrati (e quindi visionati dagli intrusi del film) su una V/H/S. Che tale fantasma non sia allora altro che la materializzazione del cinema stesso nel sua transizione da pellicola a digitale?

E questo è solo uno degli spunti riflessivi offerti dal film. Un altro potrebbe essere l’elemento dominante del sesso visto costantemente come un pericolo da temere, come ben dimostra il primo episodio (terrificante, forse il più riuscito di tutti, quasi un piccolo capolavoro): sinonimo di una paura attuale che lega i rapporti sessuali alla minaccia dell’AIDS?

Completamente fallimentare il secondo episodio, senza il quale il film otterrebbe un punteggio complessivo più alto, mentre spiazzante è il quinto e ultimo, che da solo vale più di tutti i “Paranormal Activity” messi assieme: porte che si restringono, braccia che escono dalle mura, impronte di mani stampate sulle pareti, e un colpo di scena che ovviamente non sveliamo.

Una pellicola audace, senza dubbio efficace e spaventosa, crudissima, che tenta la carta del film a episodi (che, se ci si pensa, è una variante oggi rarissima) e vince la scommessa.

Nel desolante panorama horror che vede film inguardabili come “L’altra faccia del diavolo” o (mi accanisco sullo stesso ancora una volta) “Paranormal Activity” sbancare ai botteghini, di opere così ce ne vorrebbero davvero di più.

Uno scandalo che non abbia avuto una regolare distribuzione nel nostro Paese.

Vale quindi la pena di recuperarlo, sperando che un giorno veda la luce (o per meglio dire, il buio) delle sale italiane.  

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