Regia di Angelina Jolie vedi scheda film
Esordio alla regia per Angelina Jolie, che sceglie una storia difficile su un terreno irto di insidie. Il risultato è un prodotto non certo privo di errori e sicuramente non imparziale, ma che possiede comunque una sua forza e solidità, soprattutto nella prima parte, che lasciano ben sperare per i suoi lavori futuri.
Ambiziosa e -nonostante qualche falla- interessante opera prima da regista per Angelina Jolie. Il film, ambientato nella Bosnia degli anni '90 dilaniata dalla guerra civile, soffre fondamentalmente di due vizi. Il primo difetto è di tipo diciamo così strutturale, nel senso che una volta scelto di ambientare il film all'interno di un'cultura/lingua straniera restano due opzioni: girare il film con attori autoctoni nella lingua locale, serbo-croato nella circostanza, e sottotitolarlo; oppure, considerando che dalle parti di Hollywood i sottotitoli godono tanta popolarità quanta ne avrebbe un vinaio a La Mecca, girarlo in inglese con attori di madre lingua inglese o al limite con attori locali doppiati. Scegliere attori e attrici slavi e farli poi recitare in inglese non doppiati da' al tutto un'aura di grottesco, visto che nell'economia del racconto sono queste persone che sono a casa propria e che poi, per qualche ignoto motivo, comunicano fra essi in un'idioma evidentemente (dall'accento) alieno. Il secondo difetto è invece di tipo “ideologico”. La Jolie dichiara, in risposta alle molte critiche ricevute, di essersi mantenuta neutrale e non aver preso parte né per gli uni né per gli altri. In realtà il suo film pende gravemente e pericolosamente a favore di Bosniaci e Musulmani e contro i Serbi, che è poi ud'altronde la posizione ufficiale da subito adottata da USA e resto del mondo occidentale su tal conflitto. Non credo il film meriti la salva di critiche/insulti ricevuta da Serbi e pro-Serbi, ma da una ambasciatrice dell'ONU una maggior delicatezza nel toccare un conflitto che non è certo così remoto e le cui ferite -su entrambi i fronti- sono ancora aperte, sarebbe stato auspicabile. Detto ciò, “Nella terra del sangue e del miele” possiede una sua indubbia forza, un magnetismo e una drammaticità non forzata, nonché una discreta padronanza del mezzo tecnico, tutti fattori che lasciano ben sperare per eventuali opere future della Jolie regista. Anzi, la prima parte della pellicola è secondo me un melodramma in tempo di guerra per nulla disprezzabile. Molto meno incisiva è invece la seconda parte, quando l'assurdo action Made in Hollywood dilaga, con sei uomini di numero, affamati, infreddoliti e praticamente inermi che pianificano e portano a compimento l'eliminazione del capo dei Serbi di Bosnia. E qui la Jolie dimostra inequivocabilmente di dover ancora crescere come autrice. Una curiosità, blooper piuttosto evidente nella scena dello stupro di Ajla: il soldato entra e le ordina di liberare il tavolo da colori e pennelli. Tavolo sul quale avviene poi lo stupro, chiaramente. Pochi minuti dopo, al ritorno di Daniel, il tavolo risulta di nuovo occupato da colori e pennelli.
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