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Violeta Parra Went to Heaven

Regia di Andrés Wood vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Violeta Parra Went to Heaven

di zombi
8 stelle

questo è un biopic ma non uno di quelli per cui il termine biopic a volte(spesso), significa una sfilza di date dalla nascita alla morte con musica malinconica a significare fine e morte del personaggio e del film. il film di andres wood è intriso e trasuda amore per la propria terra e per un personaggio straordinario e intenso, di quelli che vivono troppo intensamente e si bruciano da entrambi i lati, finendo irrimediabilmente anzi tempo. un personaggio che per come traspare dal film, potrebbe benissimo essere inventato a rappresentazione di un qualcosa di più grande. più grande come appunto il recupero delle canzoni popolari più segrete e intime, come i canti sulla mortalità infantile che infatti un anziano non vuole svelare a violeta perchè vorrebbe dire perdere per sempre il ricordo, l'anima di quella povera creatura e anche l'anima politica di un paese povero che canta i lavoranti e viene applaudita come in una delle scene iniziali quando violeta ancora in gruppo col marito e la sorella girava il paese a cantare alle feste. ripeto, potrebbe sembrare(a me ovvio) un personaggio inventato, per come è straordinaria l'avventura di questa bambina povera  e dal viso butterato che s'ingozza di mirtilli seduta sulle tombe di un cimitero. invitata nei paesi comunisti a cantare, dopo la morte della figlioletta più piccola, rimane in europa due anni, tornandoci anche più tardi. è pittrice, scultrice e poetessa perchè per lei è importante trasmettere l'essenza del suo popolo e del suo essere cilena, non è importante con quale forma artistica la si esprima. viene esposta al louvre con le sue tele e i suoi arazzi come se per poterlo fare, bastasse volerlo, cucendo i suoi arazzi avendo visto cucire migliaia di volte da bambina sua madre sarta. non viene dall'accademia violeta, viene dall'esperienza diretta, dall'accompagnare il padre a suonare nelle feste e tornata a santiago d'accordo con il sindaco in uno spiazzo fuori dalla città fa costruire un tendone che secondo la sua idea deve diventare scuola d'artisti, luogo dove esibirsi e d'incontro, ma anche ristorante e bar. purtroppo il fallimento dell'attività e della relazione con il grande amore della sua vita, la portano ad una grave depressione e alla morte per suicidio. nel film sembra di respirare l'odore della polvere che si smuove in continuazione all'inizio e alla fine della vita di violeta sotto il tendone. sembra di sentire l'odore della tela su cui violeta ricama i suoi arazzi contadini, di fiori che spuntano dalla testa a rappresentare l'anima. sembra di sentire il freddo dell'acquazzone che ha fatto fuggire gli unici due clienti-spettatori mentre canta una canzone in cui maledisce tutto e tutti, un freddo che oramai si è attaccato al cuore di violeta che reagisce violentemente ai dolori. restandone lontano come durante la morte della piccola rosa-clara o con canzoni che malediscono il creato intero. un film necessario per permettere anche ai meno curiosi come me di conoscere personalità necessarie al folklore cosmico. una contadina che non poteva chiedere nulla alla madre che doveva cucire da quando si alzava dal letto fino a quando ci tornava e allora ha cominciato a strimpellare la chitarra del padre morto, che null'altro le lasciò se non l'affetto, per raccogliere qualche moneta. violeta non poteva chiedere, doveva fare, possibilmente con ironia, perchè senza di quella non si va da nessuna parte, come dice irritata al figlio. cosmico perchè ora la passione e l'arte di violeta sono diventate eterne, alla portata di chi la vuole conoscere, che vola oltre il cielo, oltre il falco che caccia la gallina e l'uccide(un pò come il sogno nell'episodio del giardino nel "fiore delle mille e una notte" che attraverso una diversa interpretazione, cambia la prospettiva, anche se per violeta la prospettiva cambia solo col suicidio perchè non ha nessuno che l'aiuti ad uscire da quell'amore maledetto), come quell'occhio che sembra una galassia lontana e irrequieta. spettacolare francisca gavilan.

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