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Venuto al mondo

Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Venuto al mondo

di giancarlo visitilli
8 stelle

Il mare che si colora di rosso la dice lunga, rispetto all’incipit, con ”è stato più facile correre sotto le bombe, che camminare sulle macerie”. Perché il tempo feriale, in genere, è quello con cui fare i propri conti. Quello in cui si ‘cammina’ su quel che rimane di ogni guerra straordinaria e quotidiana, che prima o poi arriva a cambiare ogni situazione. A distruggerla o a ricomporla. Fra una e l’altra c’è il tempo della ricostruzione.

Bello il difficile film di Sergio Castellitto, la sua quarta regia, tratto dal massiccio ed omonimo romanzo di sua moglie, Margaret Mazzantini. Un groviglio di storie, ambientate nella storia recente, quella della ex Jugoslavia, perciò carica di ricordi, come la vita della giovane protagonista, Gemma. E’ lei che si reca a Sarajevo, con suo figlio Pietro, per assistere a una mostra in memoria delle vittime dell’assedio, che include le fotografie del padre del ragazzo. Diciannove anni prima, Gemma lasciò la città in pieno conflitto con Pietro appena nato, lasciandosi alle spalle suo marito Diego, che non avrebbe mai più rivisto, e l'improvvisata famiglia sopravvissuta all'assedio: Gojko, l'irriverente poeta bosniaco, Aska, la ribelle ragazza musulmana e la piccola Sebina. L’intenso amore e la felicità tra Diego e Gemma non erano abbastanza per colmare l’impossibilità di Gemma a concepire figli. Nella Sarajevo distrutta dalla guerra, i due trovarono una possibile surrogata, Aska. Gemma spinse Diego tra le sue braccia per poi essere sopraffatta dal senso di colpa e dalla gelosia. Ora una verità attende Gemma a Sarajevo, che la costringe ad affrontare la profondità della sua perdita, il vero orrore della guerra e il potere di redenzione dell'amore.

Una prova difficile quella di Castellitto, perché davvero il romanzo della Mazzantini, non solo è fitto di storie, ma queste sono anche abbastanza intrecciate fra loro. Eppure il regista le affronta tutte con professionalità e maestria registica, fra l’altro restando fedelissimo alla storia originale. Castellitto dà prova anche di grande capacità nel gestire un set complesso, sebbene avvalendosi di attori di straordinaria bravura, una su tutte Penelope Cruz (qui al suo secondo film con Castellitto, dopo Non ti muovere del 2004), ma anche Emile Hirsch, il bravissimo Adnan Haskovi? e il figlio dello stesso regista, Pietro Castellitto. Interessanti e utilissime, alla costruzione delle tante storie presentate nelle diverse ma stupende ambientazioni, le scenografie di Francesco Frigeri.

Semmai, sarebbe stato più opportuno fare una scelta sui tempi della pellicola: alle seicento pagine del romanzo c’è un riscontro di due ore di film che, benissimo sarebbe potuto durare un’ora e mezza, visto che, per esempio, il mimo, il musicista, lo scultore e via di seguito sono personaggi, nel film, che non hanno quasi un’anima e storia. E allora, che senso ha farli entrare in una storia, già di suo complicata e con tanta ‘carne a cuocere’? A partire dalla scoperta di un mondo ignoto, quello fra Gemma e Gojko, poi l’amore passionale e struggente fra Gemma e Diego, il dramma della sterilità, fino alla devastante guerra, che lascia i segni tangibili sulla pelle.

E’ evidente l’onestà intellettuale di un attore e regista bravissimo, mai sopra le righe, sia in fatto di recitazione, sia nella cura della regia. Non sarà un caso che l’eleganza di quest’artista italiano lo ha  portato a fare una scelta interessante, rispetto alle storie drammatiche presentate nel film, quello di suggellarle con una delle icone del cinema mondiale, che più di tutte ha saputo raccontare il dramma umano, Buster Keaton, senza mai ingannare chi stava/sta dall’altra parte dello schermo, nell’atto dell’esagerazione: sia che si tratti di dramma, sia che si attraversi l’ironico, ogni genere, riesce a raccontare la precarietà di una vita, sempre alla deriva e alla ricerca di un qualcosa che ci dia l’interesse per andare e tornare. Evitando di venire, per caso.

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