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Di là dal vetro

Regia di Andrea Di Bari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Di là dal vetro

di giuvax
10 stelle

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Di là dal vetro (2011): scena

Andrea Di Bari è un giovane regista e sceneggiatore, amico di arrampicate di Erri De Luca. Un giorno ha un'idea per un corto, ispirato da particolari scaturiti da chiacchierate con Erri, e gli propone di scriverlo insieme.

Il risultato è questo cortometraggio di diciotto minuti, che trasferisce su pellicola lo stile asciutto e denso della parola scritta di Erri. E non dà il tempo di assaporare una frase, uno sguardo, un pensiero, che già passa al punto successivo. Perché, come la parola scritta, è denso per eccesso di cose da dire.

Prodotto da Garofalo, che invece di fare spot per la televisione ha pensato bene di usare i soldi per produrre corti (altri nomi: Gilliam, Golino, Corsicato, Preziosi), Di là dal vetro è girato nella casa dello scrittore, ed è accompagnato dalle musiche struggenti senza retorica di Daniele Sepe. Il DVD con cui è stato messo in vendita (pur essendo liberamente visionabile online) contiene, tra le altre cose, un altro piccolo corto dal titolo di Napòlide e un backstage in cui Isa Danieli, Andrea Di Bari ed Erri stesso aggiungono le loro "impressioni sul set" (come appunto si chiama il backstage).

 

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Di là dal vetro (2011): scena

 

Ora, parlare di un personaggio così particolare come Erri De Luca è difficile, perché è troppe cose insieme: ma è una tappa indispensabile, dal momento che il protagonista della storia è lui e non è lui. Comunque lo si interpreti è il Figlio. Per Isa Danieli, che ne interpreta la Madre, è così chiaro che su quel set non ci sia Erri ma il personaggio che interpreta, che non può non rimanere piacevolmente stupita dalla bravura di attore di un uomo che attore non è, o che almeno attore non nasce. Secondo Erri è il contrario, lui si sente piacevole intruso in un mondo che frequenta ma a cui non appartiene, ossia chi recita, chi dirige, chi fotografa. Lui non potrebbe fare altre parti perché l'unica parte che sente di poter interpretare è se stesso (il che non contraddice quel che sente la Danieli, in fondo.)

Non c'è niente di inventato, nelle parole che scambiano Madre e Figlio: i riferimenti al passato e al presente sono tutti eventi reali della vita di Erri, Lotta Continua, l'Africa, la guerra, la scrittura. Ma la cosa più vera è quell'urgenza sempre viva, in Erri, di parlare alla madre, di confrontarsi con lei, di non smettere mai di credere allo scambio e nello scambio. Lo sguardo della macchina da presa è quasi rumoroso, in questo senso: perché con affetto e immenso rispetto, si permette di scrutare, frugare, sottolineare l'affetto passante. Mi si perdoni l'orribile parola, che suggerisce l'esistenza di una fine ("è passato"). La mia idea era più quella di mutuare il termine dall'urbanistica. Il passante che collega. Probabilmente potrei dire l'affetto che scorre, come il sangue. Ma Il sangue è 'o sang' e vale meno di un bicchiere d'acqua.

 

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Di là dal vetro (2011): scena

 

L'uomo (alter ego di Erri) che si risveglia nel cuore della notte per il suono di una sirena lontana è anziano e coriaceo, ma per lo spettatore, tramite quello sguardo "affettuoso" e affettivo della macchina da presa di cui parlavo, diventa immediatamente Figlio, di fronte a una Madre con cui intavola discorsi apparentemente casuali sul suono di quella sirena, su Napoli, sui legami familiari e sulla morte. Tutti argomenti in equilibrio, o in bilico, tra l'universale e il personale, il pubblico e il privato, che culminano in un doloroso monologo della Madre che unisce entrambi i piani, nel punto forse più bello dell'intero corto:

Mi hai immunizzata! Mi hai fatto credere che non ti sarebbe mai successo niente. E poi, fra noi, gli abbracci, le manifestazioni fisiche erano fuori luogo. Non sono stata mai una madre che sbaciucchiava i figli. Me daje nu' poco d'acqua, pe' piacere?

Frase resa ancora più bella e potente dall'accostamento dell'italiano (universale, esterno, asettico) con il napoletano (personale, intimo, emotivo). Sulla bravura della Danieli è impensabile poter dire qualcosa. Colpisce però una sottile tensione a farsi guidare da Erri attore, come se avesse ancora qualcosa da imparare, e proprio da lui che attore non è (non sta forse in questo la grandezza dei veri attori? Cioè, nel non smettere mai di provare a migliorarsi.). D'altra parte nel backstage si intravede: Tu sai cosa devi dire, l'hai scritto tu... dimmi come vuoi che lo dica io.

 

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Di là dal vetro (2011): scena

 

Di là dal vetro è un piccolo gioiello che va visto. Probabilmente in un altro mondo in cui fosse facile reperire finanziamenti mi viene da dire che andrebbe girato di nuovo, ma come lungometraggio, perché come tutte le storie di Erri è un brandello di vita che lascia sospese nell'aria decine di altre storie. Suppongo che Andrea Di Bari la pensi come me, perché ha scritto altre cose a partire da storie di Erri De Luca, storie che come questa andrebbero raccontate perché hanno molto da dire. Ma evidentemente a parte i Garofalo (furbi, appassionati o entrambe le cose) soldi non ne trova.

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