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La chiave di Sara

Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film

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La recensione su La chiave di Sara

di leporello
4 stelle

Sì, ma adesso si potrebbe anche far basta: qui la “memoria” sta diventando (auto)celebrazione, retorica, esibizionismo…. Già un anno fa, proprio in occasione del Giorno della Memoria (scriviamolo maiuscolo, tanto per non farci confondere coi revisionisti) usciva nelle sale italiane “Vento di Primavera”, e se almeno alla regista di quel film si poteva ascrivere il merito di aver compiuto una lunghissima ricerca storica per togliere dalla povere e portare al cinema per la prima volta la vicenda del Velodromo d’Inverno parigino (onta per i francesi, ai quali i politici tennero a lungo nascosto la verità negli anni successivi alla fine della guerra), questo di oggi se la riprende pari pari già bell’e pronta, impacchettata e confezionata per l’ennesimo film coi nazisti-tanto-cattivi che strappano i bambini dal grembo materno, il filo spinato, i cani feroci, e tutto il teatro di contorno. Penso che dopo “Bastardi Senza Gloria”, esempio di genialità pseudo-revisionista e opera in grado di chiudere degnamente e per sempre la celebrazione filmica sul nazismo, la memoria di ciò che è stato sessant’anni fa, ormai sclerotica e anestetizzante, debba essere coltivata ormai con nuove formule, diventare memoria contemporanea, consapevole, all’altezza di salvaguardare le nuove generazioni dai pericoli de “I Nazismi” non spalmandoci sopra gli stereotipi ormai (quelli sì) polverosi, masticati, ruminati, tritati in tutte le salse, ma casomai allarmandoli per ciò che la cronaca, oggi, intorno a loro e a tutti noi NON ricorda di quella memoria, andando a scavare NON nei ruderi di Auschwitz, ma nei motivi per i quali allora, come ancora potenzialmente oggi, qualcosa spinse i popoli di intere nazioni a darsi come guida persone come Hitler.
Da un punto di vista schiettamente cinematografico, poi, “La Chiave di Sara” non ha niente di lodevole, casomai infamante nell’orribile finale, la bambina battezzata Sara (ma va?! ci avrei scommesso gli attributi…), il piagnisteo nauseabondo e mal recitato dell’imbolsito biondino cinquantenne figlio di Sara. Insopportabile.
Il mio giudizio di “pessimo”, viene convertito in “mediocre” solo grazie a una vera signora del cinema, tale Kristin Scott Thomas, sempre sorprendente anche in circostanze volgarmente banali come questa.

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