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Il pasticciere

Regia di Luigi Sardiello vedi scheda film

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La recensione su Il pasticciere

di Furetto60
4 stelle

Surreale black comedy, dal taglio sperimentale, deludente.

Il pacato, disciplinato, candido pasticciere, per beffardo contrappasso, diabetico, Achille Franzi, alias Antonio Catania, ometto umile e impacciato, maestro di delizie culinarie, che può solo preparare ma non mangiare, fa questo mestiere da quando aveva dodici anni. Lo ha appreso dal papà, di cui ha dovuto presto seguire le orme, in quanto morto prematuramente per un paradossale incidente in laboratorio. La vita Achille l’ha vista passare da spettatore, attraverso la vetrina della sua pasticceria, non ci si è mai tuffato dentro, I clienti sono stati e sono il suo unico contatto con il mondo esterno. Guidato dalle preziose massime del padre, cucina i prelibati dolci, seguendo scrupolosamente i suoi consigli. Un manuale che egli applica in maniera rigorosa anche nella vita quotidiana, usando lo stesso metro, con cui prepara le sue torte. Ma un giorno, suo malgrado, uno scherzo del destino lo strappa via da quella rassicurante routine, catapultandolo in una realtà molto più grande di lui. Entrato in una villa per consegnare dei dolci, incontra un assassino che ha appena commesso un omicidio, la cui vittima galleggia senza vita, riversa a faccia in giù,in una lussuosa piscina, costretto sotto minaccia, ne esce con il cadavere nel bagagliaio. Mentre sta per seppellirlo, il killer maldestramente finisce per cadere nella fossa, proprio sulla vanga, che gli spacca a metà il cranio uccidendolo sul colpo. Da quel momento, l’esistenza del placido artigiano, svolta, anzi precipita in picchiata, e il mite pasticciere di provincia si ritrova oltre confine, in una Croazia, desolata e spettrale “terra di nessuno”,coinvolto in un giro malavitoso, senza via d’uscita, un’escalation di morti un po' casuali, un po' volute. Conosce uno che si fa chiamare avvocato senza esserlo, mafioso e pappone il compianto Ennio Fantastichini, poi una ex prostituta sensuale e ambigua, intenzionata a redimersi e una poliziotta scrupolosa. Achille da pasticciere diventa prima testimone e poi artefice, casuale ma non troppo, di un vero e proprio intreccio criminale. Il regista Luigi Sardiello, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, ha provato a fondere generi diversi, mixando gli elementi tipici del noir, con una black comedy, dal gusto agro-dolce ai limiti del surreale. Un’operazione che, seppur lodevole nei suoi intenti, si perde completamente nella realizzazione, anzi l’interessante spunto iniziale, si disperde in una sceneggiatura bucherellata, che innesca una serie di situazioni, che non trovano sviluppo, per una storia improbabile e sgangherata, che fa acqua da tutte le parti. La trama è confusa e slabbrata, procede inerte e senza ritmo, con una regia statica, dal passo indeciso, che saltella disordinatamente, tra la commedia, il dramma e il giallo, non guadagnando mai una sua fisionomia, caratterizzata da un senso di straniamento che accompagna tutta la storia. Anche i dialoghi sono monotoni e intrisi di quell’ingenuità che dovrebbe essere un tratto distintivo del protagonista e invece finisce per connotare anche gli altri personaggi. Un candore che risulta mal costruito a monte, nello script, e che costringe anche un attore scafato come Catania ad incepparsi nel trovare le giuste sfumature per il suo protagonista. Il risultato è quello di disegnare un personaggio improbabile, cosi sprovveduto da rasentare l’ottusità, troppo caricaturale, al punto che ci si chiede se Achille ci è proprio o ci fa solamente, il top lo raggiunge quando prova a restituire la pistola scivolata dalle mani, al suo persecutore omicida. Nella fattispecie anche i comprimari non incidono anzi sviliscono la costruzione della storia: personaggi come il cattivo senza scrupoli, la poliziotta intraprendente e la femme fatale, sono troppo stereotipati oltretutto invece di interagire tra loro, monologano in cerca di chissà quale senso della vita da scoprire. Il finale, che fa il verso alla “grande abbuffata” di Ferreri è la ciliegina sulla torta, è proprio il caso di dirlo. Sardiello è un cineasta giovanissimo e ha notevoli margini di miglioramento, ma questo film è davvero deludente

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