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Emotivi anonimi

Regia di Jean-Pierre Améris vedi scheda film

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La recensione su Emotivi anonimi

di mc 5
8 stelle

Debole, piccolo...ma soprattutto inconsistente. L'aggettivo che campeggiava in molte recensioni di questo film-gioiellino era proprio questo: "inconsistente". Dapprima mi sono un pò irritato, poi mi sono rassegnato e ho lasciato perdere, dimenticando per quieto vivere che si trattava di quella stessa critica che ce l'ha messa tutta per nobilitare quell' "Immaturi-il viaggio" che altro non è che (come tanto cinema brizziano oggi in gran voga) una "inconsistente" (in questo caso sì!) sovrapposizione del più bieco sentimentalismo mucciniano su un avvizzito corpo vanziniano. E mentre noi ci trastulliamo coi bamboccioni che si fanno le corna a vicenda, i francesi producono commedie sentimentali deliziose come praline di cioccolato. E le realizzano apparentemente senza sforzo, con una leggerezza e delicatezza che sembrano essere innate nel DNA degli sceneggiatori e registi d'Oltralpe. E non è detto che debba trattarsi necessariamente di film memorabili. Sicuramente "Emotivi anonimi" non lascerà infatti tracce indelebili in alcuna antologia del cinema, ma ciò non toglie che mi ha toccato il cuore come pochissimi altri film nella mia vita, ha contribuito ad ingentilirmi l'animo, lasciandomi in bocca all'uscita proprio il sapore buonissimo di un ottimo cioccolatino. Quel sapore avvolgente che dopo che ti sei lavato i denti scompare, ma che nel momento in cui lo hai assaggiato ti ha fatto stare davvero bene. E dopo, quando andrai ancora alla ricerca dello stesso gusto dolceamaro così intenso, non è detto che non ti capiti di ritrovarlo alla prossima occasione di un'altra bella commedia romantica confezionata dai maestri francesi del cinema. Sarei tentato, come mi è capitato già più di una volta, di imbarcarmi in un'aspra disàmina sulle differenze tra la commedia francese e quella italiana, ma il clime delle Feste (mentre scrivo siamo in piena Epifania) mi suggerisce di non farmi il sangue cattivo. Solo due righe per rimarcare come i nostri cugini d'Oltralpe anche questa volta, nel raccontare una surreale vicenda amorosa abbiano adottato i toni leggeri della commedia classica, con l'innesto di ironia quanto basta, qualche stilla di tenerezza, e una generosa spruzzata di buon gusto. Che è poi -quest'ultimo- quello che forse difetta a noi (cineasti) italiani. Io poi, che prediligo un cinema d'attori, qua ho trovato pane per i miei denti. Nessuna farcitura di divi della comicità televisiva nè soggetti da rotocalco (come usano fare i nostri furbetti registi di commedie), ma due attori protagonisti che -pur alle prese con un prodotto leggero- offrono prestazioni da Oscar. Due performance davvero strepitose che danno a due talenti formidabili l'occasione per esprimersi compiutamente, dalla fisicità alle sfumature degli sguardi. So già cosa penserà qualcuno. Mi chiederà se per caso non sia ammattito nell'esaltare (da cinefilo) un'operina così lieve. Allora io posso rassicurare i detrattori  che possiedo ancora ben saldo il senso delle proporzioni e se ho speso parole d'elogio, l'ho fatto a ragion veduta. Tutti gli articoli che ho letto intorno a questo film vertevano sul lato forse più esteriore dell'opera e cioè sull'effetto-cioccolata. Siccome la location principale è una fabbrica di cioccolata, giù tutti a citare Willy Wonka, Chocolat e perfino quella "cosina" col nostro Argentero. Non che sia sbagliato, in effetti l'elemento è presente nel film, ma far risaltare solo quell'aspetto mi pare assai riduttivo, e inoltre mi rendo conto che certi giornalisti sembrano predisposti a seguire correnti e clichè, agevolando servizi che dicano al lettore quello che il medesimo gradisce sentirsi dire. Anzichè inserire l'opera in vaghi ipotetici filoni, più giusto sarebbe dunque evidenziare che il film si distingue per una sceneggiatura deliziosa, un umorismo lieve che coniuga elegantemente ironia e buon gusto, e soprattutto due attori da urlo. Confesso che già la prima volta che ne vidi il trailer, questo film aveva conquistato il mio cuore .Anche perchè poi si tratta di un trailer di quelli piuttosto esplicativi, che dice già tutto sul tema centrale, vale a dire l'incontro di due persone impacciate nell'affrontare la vita, che fatalmente si incrociano e si apprezzano (in nome della comune passione per il cioccolato, che bello!)...e  poi -superate le difficoltà dovute alla natura riservata e timorosa di entrambi- la forza dell'amore dilagherà travolgendo ogni possibile diga. Ma poi va detto che questo sentimento non è mai banale, in quanto costantemente contaminato dalla comicità e dall'ironia. Una signorina con un passato di cioccolataia trova occupazione in una fabbrica di dolciumi sull'orlo del fallimento. Il titolare dell'azienda soffre degli stessi disturbi della ragazza, anche lui trattenuto, imbarazzato e goffo. E' il destino che li ha fatti incontrare, come di fatto poi accade spesso nella vita. Quello che segue è tutto un susseguirsi di ardue schermaglie e di corteggiamenti col batticuore, in un tripudio di equivoci e di magre figure da parte di entrambi (alcune sequenze sono davvero irresistibili, soprattutto se rapportate ai volti -spesso amabilmente stupefatti- dei due formidabili attori). Tra le tante scene divertenti, mi piace segnalare quella, fantastica, dell'appuntamento al ristorante, in cui assistiamo al clamoroso ingresso nel locale del nostro ansiogeno protagonista: immaginate lui che entra, già disperato, mentre parte a tutto volume una assassina "You are my destiny" di Paul Anka...E dopo averli fin qua evocati, vediamoli da vicino, questi due "signori". Lei è Isabelle Carrè, qua un pò imbruttita ad arte ma in realtà graziosissima, e di cui mi preme ricordare il ruolo di madre tossicodipendente ne "Il rifugio" di François Ozon. Lui è Benoit Poelvoorde, che nel suo paese natale, il Belgio, è popolarissimo anche grazie a svariate esperienze televisive e teatrali. Si tratta di un attore comico dotato di una espressività straordinaria che egli controlla attraverso l'utilizzo di un volto impagabile. Anche stavolta, come nel recente caso di "The Artist" distribuito in poche copie dalla Bim, dobbiamo fare i conti con una presenza (come numero di sale) davvero irrisoria. Non me ne voglia l'ottimo Andrea Occhipinti titolare della benemerita Lucky Red, ma se questo film avesse potuto contare su una distribuzione più "importante", qualche potenziale commerciale avrebbe potuto esprimerlo. E invece temo che scivolerà via senza farsi notare più di tanto. Ed è proprio per questo che ne invito tutti alla visione, in quelle poche sale che ancora lo stanno programmando. E se qualcuno vi dovesse dire, magari influenzato da certa critica, che si tratta di un "filmetto buonista e inconsistente", mandatelo pure a quel paese. Con modi e toni civili, beninteso, ma fatelo.
Voto: 9 

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