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Morte di un matematico napoletano

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Morte di un matematico napoletano

di OGM
8 stelle

Il professor Roberto Caccioppoli spettinato e con l’impermeabile sgualcito, come il Tenente Colombo? È lecito sospettare che si tratti solo di un gioco cinematografico ad effetto; in ogni caso, l’anima da buontempone che affiora da questa compassionevole figura di vagabondo depresso e arrabbiato è l’icona, giustamente spigolosa e sdrucita, del genio mortificato dalla fine dell’idealismo. Il suo abbandono della politica e della scienza, unito al suo atteggiamento sprezzante nei confronti dei propri simili, suggella il punto di non ritorno della crisi dell’intellettuale, ossia il momento in cui, al dolore per l’ingiustizia dell’agire umano, si sostituisce la definitiva, disperante consapevolezza della sua inutilità. La matematica, con le sue congetture, le sue teorie innovative ed in continua espansione, è il sapere che mette le ali, che si stacca dalla realtà per costruire sogni immortali; il carrierismo universitario, per contro, è la zavorra terrena che affossa la libertà di essere e creare. Il protagonista è un solitario militante del pensiero autonomo, che è come un sasso in mezzo alla corrente: il conformismo sociale, il corporativismo partitico e accademico sono i binari su cui il resto del mondo, intorno a lui, procede spedito e indifferente, seguendo la direzione dettata dalla Storia. Lui, per contro, rimane ancorato ai propri convincimenti anacronistici e quindi svincolati dal tempo, eternamente refrattari al confronto con i canoni vigenti. L’unica misura che è disposto a riconoscere è quella, assoluta, dell’eccellenza, che non ammette sconti e compromessi, né si lascia intaccare dai criteri della convenienza. La sua natura è dorata e splendida, come la luce che inonda le immagini di questo film, ed ha la preziosa intensità del crepuscolo,  della folgorante soglia tra la vita e la morte, tra la menzogna e la verità, tra l’oscurantismo e la rivelazione. Morte di un matematico napoletano propone il contatto con la ruvida faccia del declino come una benefica frizione, in grado di rimuovere la scorza delle convenzioni e mettere a nudo gli interrogativi più importanti e naturali: quelli che riguardano l’essenza ed il valore di ogni individuo, indipendentemente dalle regole che lo rendono accettabile.

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