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Il cuore grande delle ragazze

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Il cuore grande delle ragazze

di steno79
5 stelle

Pupi Avati continua a raccontarci storie di un passato autobiografico parzialmente idealizzato (qui ci sono di mezzo i suoi nonni), ma lo fa sempre alla stessa maniera, senza rinnovare la propria idea di cinema e finendo per adagiarsi in un certo manierismo audiovisivo. In questo film vi sono elementi narrativi che fanno pensare soprattutto a Il testimone dello sposo e a La via degli angeli, e da quei film è ripreso un certo gusto e la cura nella composizione dell’inquadratura e nella rievocazione ambientale, certamente non dozzinale (qui la storia non è più ambientata a Bologna, ma a Fermo, nelle Marche). Il piacere del raccontare lo si ritrova soprattutto in alcune sequenze della prima parte, con aneddoti stravaganti, momenti buffi o teneri; al passivo, però, bisogna mettere qualche eccesso di grottesco felliniano che ad Avati non riesce altrettanto bene che al maestro riminese (un po’ troppo caricaturali le due promesse spose Maria e Amabile e la sorella Sultana a cui non vengono le mestruazioni), così come nella seconda parte il raccontino si fa troppo frammentario, si sfilaccia e si perde fra macchiette irrisolte e perfino volgarità gratuite (la scena delle donnette che, durante il pranzo di nozze, vanno a pisciare nella latrina e mostrano il sedere davanti a una banda di suonatori ciechi, pensando di non essere viste, è francamente banale e indegna di un film che porta la firma di Avati). E anche il finale l’ho trovato un po’ troppo scontato e prevedibile, così come la voce fuori campo che si ripete sempre uguale da numerosi film a questa parte, introducendo personaggi e situazioni varie. Nel cast si distingue soprattutto la Ramazzotti che ha un buon controllo del personaggio e sa essere abbastanza espressiva nonostante la pesante cadenza romanesca impostale dal regista; Cremonini sta sempre in scena ma non lascia mai il segno, pronuncia le battute senza dargli colore e risulta in definitiva più bravo come cantante che come attore. Fra i caratteristi, discreti contributi dell’immancabile Gianni Cavina, di Andrea Roncato e Sydne Rome. Nel complesso, un’operina che finisce per deludere le aspettative e che conferma, purtroppo, il declino dell'autore.
Voto 5/10
 

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