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17 ragazze

Regia di Delphine Coulin, Muriel Coulin vedi scheda film

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La recensione su 17 ragazze

di giancarlo visitilli
8 stelle

Il numero diciassette, per antonomasia legato alla superstizione, mai è stato così tanto inneggiato in un film, come nel caso del bellissimo 17 ragazze, esordio nel lungo di due registe francesi, le sorelle Delphine e Muriel Coulin, presentato in concorso al 29° Torino Film Festival, ha vinto il Premio Speciale della Giuria, così come al Festival di Cannes ha vinto la Settimana della Critica.

Dicassette è l’età delle ragazze, protagoniste del film, ma anche il numero delle stesse, tutte in attesa, in stato di gravidanza. Camille e le sue amiche, infatti, vivono in una piccola città francese sull’Atlantico, proprio quell’età di mezzo in cui non si è né grandi né piccoli, un’età in cui i sogni son tutti presenti, anche in sovrabbondanza, sebbene non si sia ancora pronti per realizzarli.

La storia è tratta da un episodio realmente accaduto: si tratta di un gesto di ribellione, ma anche di amore, che inizialmente poteva sembrare una semplice provocazione, tutta al femminile.

Il film offre tanti punti di riflessione, non ultima l’importanza della solidarietà e della condivisione. Tant’è che le diciassettenni contano l’una sull’altra, il loro rapporto d’amicizia è così forte da permettergli di superare qualsiasi altra avversità della vita: una corsa affannosa per l’acquisizione di un diploma, un lavoro, l’eventuale possibilità di un matrimonio e i figli.

In rapporto a ciò, diventa interessantissimo seguire il percorso che le diciassette ragazze intraprendono per essere libere ed esse stesse riflettere sul giusto valore della libertà, tra l’altro proprio in quel particolare spaccato di vita, ch’è rappresentato dall’adolescenza.

Le sorelle Coulin affidandosi ad una narrazione molto semplice e ad uno stile asciutto riescono a raccontare in modo straordinario una vera e propria protesta sociale, le cui mosse sono quelle della possibilità di condividerne poi i frutti, eventuali di tale ‘sommossa dal basso’: i bambini, che le mamme vorrebbero crescere stando tutte insieme, aiutandosi a vicenda. Utopia, sogno o vera ragione di vita, in un tempo che non lascia affatto spazio a qualsiasi minimo cambiamento, pensando al bene comune, al volersi bene e ad aiutarsi vicendevolmente? L’unica risposta la offre una delle protagoniste del film: “Nessuno può fermare una ragazza che sogna”.

Le vere ‘piccole grandi donne’, allora, sono dapprima le registe stesse, entrambe al di fuori degli stereotipi della monotonia e del conformismo delle storie che si raccontano, anche al cinema. Senza alcun giudizio, ma non per questo privandosi di un’empatia naturale, le due bravissime registe, coadiuvate da un cast di attrici validissime, ognuna con delle espressioni che le rappresentano, ciascuna a proprio modo, attraverso un peculiare carattere o temperamento, e da una fotografia molto bella, dosano con sapienza i giusti ‘ingredienti’, ora ironici e apparentemente leggeri, per destare nello spettatore un turbamento, che spiazza e nello stesso tempo cattura. L’unica verità ravvisabile è tutta scritta nei volti delle ragazze/madri, mai tentate dalla forza consolatoria di un mondo adulto, infantile in tutto, tranne che per la propria e reale età.

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