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Il mondo di Suzie Wong

Regia di Richard Quine vedi scheda film

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La recensione su Il mondo di Suzie Wong

di Aquilant
6 stelle

Recuperato dal polveroso armadio dei ricordi, questo melodrammatico tira e molla amoroso che si protrae per oltre due ore mostra tutti i limiti narrativi di una storia senza pretese che vive nell’attesa di uno scontato finale buonista in grado di corroborare la tesi di “una passione che non conosce barriere interrazziali”, forse temeraria per l’epoca in cui la storia è stata girata, ma di retrogusto retrò per lo smaliziato pubblico odierno. Contraddistinta da un ritmo a dir poco soporifero e da annotazioni d’ambiente a carattere bozzettistico con immancabile colpo di scena prefinale, risibile nella sua descrizione di una Hong Kong cartolinesca, la storia acquista il suo motivo d’essere nella buona caratterizzazione psicologica della figura di Suzie Wong, completamente diversa dal logoro clichè di cortigiana orientale tipo “bella statuina” costruita a mo’ di scendiletto ad uso e consumo del “passionate lover” americano di turno, ma che al contrario appare dotata di una sua spiccata sensibilità che la pone spesso in condizione di superiorità rispetto al suo perennemente immusonito interlocutore. Il contrasto tra il carattere di quest’ultimo e quello di Suzie è inserito all’interno di una struttura narrativa che tende ad evidenziare in particolar modo la lampante differenza tra due mondi antitetici tra loro. Da una parte un tipo di educazione tutta americana stile anni ‘50, a cavallo tra puritanesimo ed orgoglio patriottico, non esente da un atteggiamento falsamente protettivo e da un comportamento improntato ad un’angolosità di carattere e ad un eccesso d’orgoglio mascherato da rifiuto d’ogni tipo di convenzione borghese. Dall’altra l’anima gentile della donna asiatica che pur pervasa da uno spirito di servilismo forgiato da secoli e secoli di sottomissione, appare tutt’altro che scevra da un alto senso di dignità e di coscienza professionale. La pellicola sovrabbonda di ellissi temporali che non fanno altro che appesantire il filo della narrazione ed oltretutto è costretta a pagare le conseguenze di una scrittura ripetitiva e didascalica che avrebbe meritato ben altro trattamento. Ciò nondimeno la misurata interpretazione di William Golden e lo slancio interpretativo tutto orgoglio e passione della bellissima Nancy Kwan riescono in parte a riequilibrare le tortuosità della sceneggiatura. Ed a restituirci una storia d’amore tutto sommato godibile.

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