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Hesher è stato qui

Regia di Spencer Susser vedi scheda film

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La recensione su Hesher è stato qui

di pazuzu
6 stelle

Nonostante l'avambraccio sinistro ingessato, il tredicenne TJ si lancia con la propria bicicletta alla spericolata rincorsa d'una macchina incidentata che un carro attrezzi sta portando ad un'autorimessa. La raggiunge, sale al posto guida e inizia a piangere, opponendo resistenza a chi gli intima di uscire. Poi più tardi, a tavola, chiede al padre Paul, abulico e imbottito di psicofarmaci, perché se ne sia voluto privare, ricevendo, sotto lo sguardo stralunato ed impotente della nonna Madeleine, risposte sempre distaccate e cariche di apatia.
L'indomani mattina, ancora in bici, scorrazzando in un cantiere dismesso inciampa in un'irregolarità del terreno, cade, si rialza, e in un moto di stizza scaglia un sasso contro il vetro della finestra di una baracca rompendolo. Mentre prova a rimontare in sella, dalla porta esce un ragazzo coi capelli lunghi e sporchi e il busto nudo e ornato da lugubri tatuaggi fai-da-te, che lo prende per il cappuccio della felpa trascinandolo dentro con intenzioni bellicose ma, udita la sirena di un'auto della polizia che si sta fermando proprio davanti all'atrio, lo molla, va a prendere in una borsa un candelotto di dinamite, lo accende e lo lancia fuori con calma olimpica, approfittando dell'esplosione per allontanarsi e prendere la fuga sul proprio furgoncino parcheggiato sul retro.
Hesher, primo lungometraggio di Spencer Susser, si presenta con un biglietto da visita niente male. 5 minuti, quelli appena descritti, per introdurre, incuriosendo, quelli che saranno i personaggi cardine dell'intera vicenda: un fancazzista solitario menefreghista ed incendiario senza tetto né nome (lui si fa chiamare Hesher) e di età e provenienza ignote, e una famiglia disfunzionale composta da padre figlio e nonna paterna, in cui la tragica scomparsa della madre ha gettato in un vortice di depressione le due figure maschili, mentre l'altra, amorevole ma snobbata, assiste inerme al dramma che quotidianamente le si consuma attorno.
Dopo quel movimentato primo incontro, Hesher decide di entrare a gamba tesa nella vita di TJ, prima seguendolo a scuola, poi insediandosi forzosamente in casa sua, imponendosi come nuovo inquilino e piazzandosi in salotto a fumare e guardar porno alla tv dopo essersi qualificato coi suoi come suo amico, senza ricever da parte di questi alcuna obiezione.
Interpretato dal talentuoso Joseph Gordon-Levitt, che evidentemente ama il personaggio tanto quanto i suoi autori (lo stesso Susser e il David Michôd di Animal Kingdom, che sceneggiano una storia di Brian Charles Frank), Hesher ha nel suo protagonista il proprio indiscusso punto di forza, ma anche il più grande limite nell'uso che la sceneggiatura ne fa: sempre pronto a prodursi in metafore grevi, gesti spiazzanti, o battute genuinamente volgari ma sostanzialmente mai gratuite, l'irriverente headbenger di Gordon-Levitt divora letteralmente il film lasciando agli altri solo le briciole, senza tuttavia riuscire, per limiti di scrittura, ad andar mai oltre la simpatica macchietta, e senza quindi mai raggiungere la profondità necessaria per rendersi credibile come sorta di inaspettato eroe (a modo suo) quasi romantico, improvvidamente caricato di un alone messianico da novello Gesù sboccato e arringante in un finale stonato e semplicistico, forzatamente consolatorio e pretendente commozione.
Ambientato negli anni '80 e servito da una colonna sonora incentrata sui primi lavori dei Metallica (Gordon-Levitt dice di essersi ispirato al defunto bassista Cliff Burton per la parte di Hesher, e la riproduzione - volutamente grossolana - dello stesso teschio ghignante dei Misfits sotto la stessa spalla destra sta lì a certificarlo), Hesher è coprodotto da Natalie Portman, che, imbruttita da un paio di enormi occhiali di plastica, ritaglia per sé l'insignificante ruolo di Nicole, cassiera timida e insicura di cui il piccolo TJ, a corto di figure materne, s'infatua. Se a lei (e alla sua cassiera) va la palma di peggiore in campo, tra gli altri, Gordon-Levitt a parte, il migliore è il giovane Devin Brochu, che dona al suo scontroso TJ la giusta rabbia, mentre Piper Laurie se la cava col mestiere nella parte della nonnina bisognosa d'affetto, e Rainn Wilson appare scattoso in quella del padre vedovo afflitto e in balia degli eventi.

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