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Tradire è un'arte. Boogie Woogie

Regia di Duncan Ward vedi scheda film

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La recensione su Tradire è un'arte. Boogie Woogie

di Paul Hackett
4 stelle

Il "bel" mondo londinese che gravita attorno alle gallerie e al collezionismo d'arte: una giungla di cinismo, ambizione, avidità, sesso sfrenato e totale astrazione rispetto ai reali problemi della vita. Mirando alto e ispirandosi palesemente ai racconti corali e spesso amari di Robert Altman, l'esordiente Duncan Ward dipinge un ritratto graffiante ma abbastanza inconsistente (in fondo si parla di un ambiente troppo ristretto ed elitario, per tratteggiare una satira di costume davvero significativa) di un gruppo di persone sostanzialmente orribile nella sua totale mancanza di senso morale. La sceneggiatura di Danny Moynihan, anch'egli esordiente, ha qualche guizzo, ma si perde nell'autocompiacimento e lascia sconcertati per i tanti passaggi a vuoto (i buchi di sceneggiatura non si contano), i particolari a volte incomprensibili e a volte disgustosi (il tumore trasformato in un'opera d'arte) e l'ampio ricorso a scene di amore saffico ai limiti della pornografia (ormai Heather Graham è abbonata a ruoli, diciamo così, molto "fisici"). In buona sostanza, "Tradire è un'arte" è un film che non inizia da nessuna parte, non va da nessuna parte e lungo il tragitto annoia parecchio. Alla fine l'unica cosa da salvare nel film di Duncan Ward è il notevolissimo cast: tra i tanti nomi mi piace segnalare una querula e convincente Gillian Anderson (lontana anni luce dalla gelida ed inespressiva Dana Scully che le ha dato enorme ed effimera fama con il serial "X-Files"), le mirabili forme della già citata Heather Graham, il bravissimo Alan Cumming (a suscitare allo stesso tempo fastidio e compassione nel ruolo più drammatico di tutti), il glaciale Stellan Skarsgard, il vecchio leone Christopher Reeve (nella parte dell'anziano collezionista d'arte snob che non si arrende all'evidenza che la propria passione sia ormai diventata solo mercimonio), il deliziosamente perfido cameo di Charlotte Rampling, la curiosità di vedere recitare assieme il figlio e nipote "d'arte" Danny e Jack Huston, il tuffo al cuore (per chi è stato bambino negli anni '70) di riconoscere l'ancora bel volto (a oltre 60 anni) di Joanna Lumley (la Purdey della serie "Gli infallibili tre", con Patrick Macnee e Gareth Hunt). E' solo grazie al sontuoso cast, per quanto mi riguarda, che "Tradire è un'arte" si risparmia un'omerica stroncatura e riesce a limitare i danni fino alle due stelle di una indiscutibile mediocrità.

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