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Sleeping Beauty

Regia di Julia Leigh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sleeping Beauty

di lorebalda
7 stelle

 

La bella addormentata

 

"You’re going to sleep and wake up. It’d be as if these hours never existed. You won’t even dream”.

Eros
. È un film vertiginoso, solo apparentemente immobile, Sleeping Beauty di Julia Leigh (esordiente), spiazzante sul tema del libero arbitrio che confina con la morte, l’annichilimento di sé.
Da Cannes, hanno scritto che si tratta del solito “film da festival”. Eppure Lucy, la protagonista, è uno di quei personaggi sfuggenti e ambigui che si vedono di rado al cinema. Leigh sfida apertamente la morale dello spettatore, senza aiutarlo con le facili spiegazioni. In Sleeping Beauty, vediamo la protagonista fare di tutto: all’inizio è la cavia per strani esperimenti; poi, chiusa in bagno, si droga con un’“amica”; subito dopo, si prostituisce in night club alla moda.
La svolta narrativa di Sleeping Beauty arriva dopo la prima mezz’ora, quando Lucy accetta di lavorare per l’elegante e misteriosa maitresse Claire, che prima la usa come cameriera (abiti succinti…) in certe cene (anche queste misteriose ed eleganti…), e poi le chiede di dormire, nuda, sotto effetto di droghe (“A form of grace… Aspirin for the soul”), mentre alcuni “clienti” attempati potranno fare di lei tutto quel che vogliono. “But one rule: no penetration”.
E Lucy? Accetta. Perché? Per i soldi? No, il denaro guadagnato lo brucia pure (sequenza enigmatica). Ma allora, per cos’altro?

 

 

Thanatos. Leigh non spiega (per fortuna). L’autrice (che dice di essersi ispirata a Bataille per la metafisica dello sguardo e ad Antichrist di Von Trier per la recitazione senza salvagente della Browning) ha realizzato un film impenetrabile su uno sguardo opaco, che attrae e ghiaccia; un film amorale, questo Sleeping Beauty, ma non per l’oscenità, che sta sempre e intelligentemente fuori-campo, celata all’occhio desiderante dello spettatore, quanto per l’assenza di qualsiasi giudizio da parte di un’autrice che riprende tutto con la medesima chirurgica freddezza, attraverso plans frontali, che chiudono e lasciano agonizzare i personaggi en scène, ingabbiati in un décor gelido e implosivo. Per questo, il film di Leigh deve giocare con la durata, con le inquadrature lunghe. Solo così Sleeping Beauty può accedere ad una dimensione fantastica, solo creando vere e proprie divaricazioni nel tempo, dilatato a dismisura con effetti non immediati ma alla lunga stranianti.
Leigh carica di un mortifero mistero tutti i gesti della protagonista, disseminando il film di tanti piccoli indizi. La madre di Lucy è un’alcolizzata. L’unico amico della ragazza, che un tempo addirittura l’amava, beve anche lui, fino a morirne. E uno dei clienti più attempati e distinti della “bella addormentata” ama leggere Bachmann. 
È l’indizio decisivo: Sleeping Beauty mostra Eros ma racconta Thanatos. 

 

 

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