Regia di Jeong-beom Lee vedi scheda film
Sembra di tornare ai tempi de L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (1972, col mitico Bruce Lee). Un kung-fu/mafia movie che di originale ha ben poco, con incalcolabili rimandi ad altri film del genere. Un uomo invincibile e solo contro tutti (Kill Bill), la vendetta senza pietà (Man on Fire) e così via. Lunghi combattimenti dalla realizzazione senza dubbio credibile. Ma ci si chiede sempre come facciano gli avversari del protagonista (Won Bin), ad essere così incapaci da farsi atterrare in una frazione di secondo. I capi, i più cattivi di tutti, sono una sorta di pupazzi, di caricature spinte al massimo che fanno più ridere che spaventare. Abusato anche il plot dell’eroe dal trascorso segnato da una tragedia insanabile, che sopravvive nell’ombra determinato a non tornare al suo vecchio stile di vita. Ma che alla fine vi è trascinato da eventi inarrestabili. Il film dello sconosciuto (almeno a me) Jeong-beom Lee ha il merito di mettere la lente d’ingrandimento sul traffico di organi e droga in Corea, vittime bambini provenienti da famiglie allo sfascio e al cui destino nessuno pare essere interessato. Ben realizzato il montaggio e alcuni effetti speciali che conferiscono realismo alle acrobazie di cui il lungometraggio fa abbondante uso. La tensione è sempre alta e l’opera filmica si fa comunque guardare sino in fondo, nonostante le suddette pecche.
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