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Super 8

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Super 8

di alan smithee
4 stelle

Per una volta lasciatemi stare fuori dal coro, lasciatemi dissentire...
Forse perche' sono inconsciamente geloso di un ragazzo che, come me, nel '79 aveva 10-11 anni, ma a differenza di me girava insieme agli amici un film horror amatoriale in super 8 con una tale stupefacente tecnica e una resa di effetti speciali casalinghi che al confronto il film piu' bello e costoso di Lucio Fulci (se ce n'e' stato uno bello e/o costoso da parte del talentuoso nostro artigiano horror piu' famoso) era questo al confronto un filmetto amatoriale; forse perche' ho visto nell'eta' giusta (15 anni) un capolavoro rimasto ineguagliato per coinvolgimento emotivo e pathos come ET e nell'eta' sbagliata (43 compiuti!) un film come questo fracassone e roboante del furbetto J.J. Abrahams, che sa farsi notare e piacere ad uno Spielberg sempre piu' alla ricerca di un suo pupillo che ne erediti le peculiarita' e gli assicuri la pensione (come se ne avesse bisogno...).....sara' tutto cio' ma  l'entusiasmo e l'ammirazione letti qui da noi ed in Francia riguardo al film dei ragazzini che scoprono il complotto delle forze armate per nascondere un segreto militare incredibile mi e' sembrato decisamente fuori luogo e personalmente (per una volta!) non condivisibile.
Anche la scelta di sviluppare la vicenda cosi' addosso al ragazzino e ai suoi amici, procrastinando sempre troppo la comparsa misteriosa o quantomeno il fornire cosi' tardi una spiegazione sul mistero che circonda l'intervento militare, finisce per svilire la figura dell'alieno stesso, relegato dapprima ad una creatura tipo Alien, poi ad un qualsiasi Trasformers affetto da problemi di solitudine e incapacita' di comunicazione. Certo gli attori bambini sono piu' bravi dei vari protagonisti di Goonies, Gremlins e via dicendo dei miei tempi; Elle Fanning riuscira' certamente a procurarsi un paio d'Oscar prima dei vent'anni, ma che fosse cosi' brava da far dimenticare la sorella Dakota lo avevamo capito meglio nel Somewhere della Coppola. Qui la leziosita' vince su tutto, anche e soprattutto sulla credibilita' di un personaggio in un contesto gia' cosi' surreale. Parola di quarantenne stagionato e anche un po' smaliziato.

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