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Miss Arizona

Regia di Pál Sándor vedi scheda film

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La recensione su Miss Arizona

di passo8mmridotto
8 stelle

Una "storia vera" avvincente e drammatica, interpretata da un Marcello Mastroianni con la sua consueta bravura. Non mancano i risvolti sentimentali, l'amore, i tradimenti. Ma su tutto, anche sugli orrori della guerra, risplendono i fasti di un Musichall, l'Arizona, dal fascino irripetibile.

Mitzi, Sandor e l'Arizona, nella Budapest degli anni trenta, erano un mito mitteleuropeo, il loro musichall non aveva niente da invidiare a le "Folies Bergerès" e altri famosi locali di Parigi.

Mitzi era "Miss Arizona", regina di quel locale al centro di Budapest, costruito con il suo compagno Sandor dopo una vita di stenti e di fughe dalla persecuzione, perchè Sandor era per metà ebreo e per giunta presunto possessore di una ingente quantità di diamanti.

Mitzi era affascinante, ogni sera si esibiva davanti a clienti libertini e raffinati, che amavano i suoi numeri oseès, inseriti tra le splendide coreografie nelle quali si muovevano bellissime ballerine e ballerini.

Sandor accompagnava Mitzi al pianoforte, o dirigeva la piccola orchestra dell'Arizona.

La guerra spezzò per sempre la gioiosa esistenza di Mitzi e Sandor, l'Ungheria fu invasa, Budapest semidistrutta.

Le bombe non risparmiarono l'Arizona, che fu raso al suolo.

Mitzi e Sandor scomparvero, e divennero leggenda.

Come per tutte le "storie vere", non è stato facile per il regista Pal Sandor ricercare e ricostruire il più fedelmente possibile l'affascinante vicenda di Mitzi e Sandor.

Il racconto è lungo, per certi aspetti drammatico, e ha inizio con la tragica morte del marito di Mitzi, ebreo perseguitato forse più per possedere diamanti nascosti che per meri motivi razziali.

Mitzi resta sola,con il piccolo Andras, e viene aiutata da un singolare poeta-clown, Sandor, anch'egli di origini ebraiche.

Fuggono in Italia, dove conducono una vita picaresca di artisti affamati e malfatati.

Formano il "Trio Arizona", e si esibiscono senza troppa fortuna in vari locali.

Ma la caccia all'ebreo dilaga anche in Italia, e i tre ritornano a Budapest.

La fortuna sembra essersi accorta di loro. I diamanti del marito di Mitzi esistono realmente, sono nascosti in un giocattolo di Andras.

Mitzi e Sandor investono quel piccolo tesoro nella costruzione dell'Arizona, che ha immediatamente grande successo.

Sino alla fine del sogno.

Pal Sandor trova in Italia la Produzione Associata Jacopo Capanna e Giuseppe Perugia - Reteitalia e due protagonisti eccellenti, Marcello Mastroianni (Sandor) e Hanna Schygulla (Mitzi).

Il costo della produzione sfiora gli otto miliardi, quanto un piccolo colossal, investiti nella fedele ricostruzione del Musihall, le riprese sul lago di Garda e a Milano, a Berlino, a Vienna, sul Danubio.

E poi le scene di guerra, quelle dell'invasione russa, per le strade di Budapest, con carri armati e centinaia di comparse.

Ma il grande fascino del film viene dalle luci del Musichall, con le sue ballerine seminude che calano da cupole di cristallo per poi danzare nelle coreografie di Mirella Agujaro.

Memorabile la discesa dalla scalinata luminosa di Mitzi, vestita dalla costumista Nicoletta Ercole, cantando una canzone di Armando Trovaioli, "One day in May in Budapest".

Marcello Mastroianni, da poco premiato a Cannes per la sua interpretazione di "Oci ciornie", ha profuso in "Miss Arizona" tutto il suo entusiasmo, anche se la parte di Sandor Rosznay era stata offerta inizialmente a Nino Manfredi, che l'aveva rifiutata perchè impegnato nella lavorazione di "Secondo Ponzio Pilato".

Mastroianni, durante le varie fasi della lavorazione del film, ha più volte dichiarato di avere avuto la fortuna di recitare con la bravissima Hanna Schygulla, e ha apprezzato il ruolo dell' esordiente giovanissima Alessandra Martines.

Pur non risultando una esaltante "opera d'arte", "Miss Arizona" ha molti pregi, attribuibili in gran parte al regista Pal Sandor, a quei tempi pressochè sconosciuto in Italia, man con all'attivo ottimi lavori, tra i quali mi piace ricordare il suo primo lungometraggio "Bohòc a falon" (Clown nel muro, 1967), "Szabadite meg a gonosztò" (Liberaci dal male, 1978) e "Szerencsés Daniel" (Daniele il fortunato, 1983), che lo ha lanciato a livello internazionale.

 

 

 

 

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