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Pyeong-haeng-i-ron

Regia di Ho-Young Kwon vedi scheda film

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La recensione su Pyeong-haeng-i-ron

di OGM
8 stelle

Abraham Lincoln e John Fitzgerald Kennedy furono uccisi a esattamente cento anni di distanza l’uno dall’altro; in quel momento, entrambi avevano un vicepresidente di cognome Johnson.  Ed esattamente un secolo separa le loro elezioni al Congresso, alla Casa Bianca e le date di nascita dei loro assassini. Questo autorevole esempio avvalorerebbe la cosiddetta teoria dei paralleli, secondo cui le vite umane si ripetono, nel corso della storia, seguendo la medesima scansione temporale. Naturalmente, questa teoria non esiste, e tantomeno può essere fatta risalire al matematico austriaco Kurt Gödel (1906-1978) citato nel film. Tuttavia, si tratta di una speculazione discretamente suggestiva, intorno alla quale Ho-Young Kwon, al suo esordio cinematografico, riesce a costruire un giallo originale ed articolato, che convince ed avvince. Anziché affidarsi ai colpi di scena, la trama segue il principio della scoperta graduale, della successiva entrata in scena di nuovi elementi che, mentre inizialmente sembrano complicare il quadro della situazione, alla fine consentono di arricchirlo di utili collegamenti. Le coincidenze tra la storia presente di Kim-Seok-hyun, giovane magistrato, appena nominato capo della Corte Suprema di Seoul, e gli avvenimenti accaduti trent’anni prima al giudice Han, suggeriscono una pista per risolvere il giallo nel quale il primo è tragicamente coinvolto: ma scavare nel passato, in ciò che è già avvenuto, non fornirà immediatamente tutte le risposte.  La certezza documentaria di ciò che è stato, non basta, infatti, a rivelare la verità: quanto è stato messo agli atti può essere falso, incompleto, inaccessibile. E, d’altra parte,  anche quando i fatti sono riportati fedelmente, solo una corretta interpretazione li può trasformare in dati concretamente utilizzabili. Sapere non equivale a comprendere,  e gli schemi che traslano immutati attraverso il tempo conservano identica soltanto la struttura,  immergendola, ogni volta, nella realtà modificata dallo scorrere degli anni. Questo film, il cui titolo internazionale è Parallel Life, è un thriller  senza grandi pretese, che gioca ingenuamente con la matematica e la storiografia, ma non se ne cura più di tanto. Così facendo, vive in maniera coerente e non banale lo spirito della finzione, che non ha paura di inventare, né di far assumere alla fantasia le nobili forme dell’indagine scientifica e della  riflessione razionale.

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