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Yves Saint Laurent. L'amour fou

Regia di Pierre Thoretton vedi scheda film

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La recensione su Yves Saint Laurent. L'amour fou

di codi
10 stelle

L' amour fou

 

 

Il film é una sorta di documentario in lingua originale francese, sottotitolata in italiano.

Il narratore é il compagno di tutta una vita che racconta degli anni trascorsi con il famoso stilista di moda Yves Saint Lorent.

Yves era dichiaratamente omosessuale; Pierre Bergè ha convissuto con lui per 50 anni.

La scena si apre con uno straziante addio allo stilista da parte di Pierre e di molte altre notorietà in occasione del suo funerale.

Pierre Bergè con parole molto toccanti, dolci, piene di amore e di poesia e di ricordi struggenti rivolge il suo commiato, per un ultima volta allo stilista.

Tutto il film procede mostrando allo spettatore spezzoni di vita e momenti particolarmente significativi e di commovente successo di Yves.

Lo stilista succedette appena ventenne alla guida della Maison Dior, alla morte di Cristian Dior; il suo successo fu clamoroso e quasi immediato; il suo talento, l' amore incondizionato per il suo lavoro, la sua grandissima creatività e laboriosità, ne furono le promotrici principali.

Nel film chiunque può scoprire un mondo, quello dell' alta moda, che è per lo più sconosciuto nei suoi dettagli: fatto di grande impegno, di collezioni da presentare entro una data stabilita, di occasioni mondane, di pubblico e di palcoscenico.

Yves, il protagonista, è un uomo alto, gentile, dai tratti un pò effeminati, di carattere schivo, introverso e sensibile; è un uomo colto, tormentato interessato all' arte in tutte le sue forme: dalla pittura, alla scultura, alla letteratura.

È un assiduo lettore di Proust,  in particolare della sua fantastica opera "Alla ricerca del tempo perduto " e quando si reca negli alberghi ama presentarsi con uno pseudonimo: Swan, che è il nome di uno degli interpreti principali del libro.

Yves oltre ad avere un compagno di vita ha due amiche speciali con le quali trascorre alcune delle sue serate nei night, nei caffè e nei ristoranti parigini; entrambe lo descrivono come un uomo senza pace, nevrotico, che avvertiva molto la fatica del vivere, attanagliato da crisi esistenziali che lo portano a cercare sollievo nell' alcol, nella droga e nell' isolamento fino alla depressione.

Sarà lo stesso stilista durante una conferenza stampa, nella quale annuncia al mondo che ha deciso di ritirarsi a vita privata, a fare una specie di confessione su se stesso: dichiarerá di essere passato attraverso il ricovero in cliniche psichiatriche per cercare di uscire da tutto ciò che egli faceva per rendersi almeno la vita più sopportabile.

Yves afferma che comunque alla fine di una brillante carriera che gli ha dato tutto, dopo

tanti successi che non gli hanno impedito di essere passato attraverso i disastri delle dipendenze, l' unica cosa che conta nella vita è conoscere se stessi  e affrontarsi.

Il film finisce con Pierre Bergè, che dopo la morte di Yves, decide di mettere all' asta tutti gli arredi e le suppellettili che insieme avevano acquistato e che arredavano le loro case.

Pierre Bergè afferma di non credere affatto nell' anima: nè delle persone e tanto meno delle cose .....e quindi ritiene giusto disfarsi di tutto ciò che era stato il loro mondo insieme e il loro passato.

Il film documentario mi è molto piaciuto per la sensibilità e la profondità con la quale vengono trattati gli argomenti, per i dialoghi e i monologhi e per le immagini fotografiche.

Credo che sia un importate tributo dedicato a tutti gli artisti, a tutti quegli uomini dotati di eccezionale talento che possono sopravvivere nelle loro opere e con il loro nome per l' eternità sia che si tratti, scultori, musicisti, poeti e .......stilisti.

Nella grande sostanziale solitudine che ogni spirito eletto prova e soffre durante il corso della vita così effimera, al di la e al di sopra del successo, della carriera e perfino anche dell' amore, quello che resta è l' arte nella sua trascendenza e il ricordo di chi l' ha conosciuta e apprezzata.

 

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