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Crime d'amour

Regia di Alain Corneau vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Crime d'amour

di alan smithee
6 stelle

L’attrazione senza limiti che lega due donne all’interno di un asettico e raggelato ambiente lavorativo presso una potente multinazionale, e dunque, per scendere nei particolari, Christine, una tenace manager, mora ed affascinante quarantacinquenne, e la sua bionda e celatamente avvenente giovane segretaria, Isabelle, ragazza brillante ed ambiziosa - si rivela come un’arma a doppio taglio che sfocerà in un crimine efferato e consumato con spietata freddezza. Un delitto dalla soluzione solo apparentemente semplice e naturale grazie ad una serie di indizi abilmente esposti dalla colpevole, che giocherà poi, da gatta morta abilissima e strategicamente geniale, a discolparsi per una scalata al posto di leader rimasto vacante. L’amore non c’entra nulla: al massimo l’attrazione fisica, dove l’uomo, il maschio, è messo al guinzaglio come mero animale di soddisfazione, da torturare con calma e da gettare dopo l’uso come un fuco in un alveare di api in cerca della nuova regina.   L’ultimo film di Alain Corneau, gran regista eclettico ma che, almeno personalmente, lego indissolubilmente alla migliore tradizione del polar francese con lo splendido Police Peyton 357, è un noir teso e laccato almeno interessante soprattutto nella sua prima parte. E una pellicola forte di due attrici - Kristin Scott Thomas sempre fantastica quando fa la "cattiva", ma qui mai sopra le righe e una Ludivine Sagnier quasi hitchcockiana nel suo candore omicida che ci ricorda anche fisicamente la Tippi Hedren  di "proprieta' del maestro del brivido - assolutamente in parte  che superano nettamente le (in quel caso pressoché coetanee) rivali impegnate nel remake depalmiano dell’anno seguente, quel Passion di cui tanto si e' parlato ma che cosi'  poco e' stato visto. Tuttavia proprio De Palma riesce, seppur in extremis, a superare questo originale grazie ad un secondo tempo illuminato dagli sprazzi di follia omicida incontenibili, a cui il maestro italoamericano ci ha da tempo abituato ad aspettarci ogni qualvolta egli sia impegnato in un thriller. Questo di Corneau, il cui primo tempo è invece superiore al remake, invece rischia di afflosciarsi in un finale lungo, lambiccato e davvero troppo assurdo per non essere trattato con un po’ più di distaccata ironia che invece non manca mai in De Palma.

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