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I miei primi 40 anni

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su I miei primi 40 anni

di LorCio
2 stelle

Difficile capire le ragioni che portarono al successo l’autobiografia di Marina Punturieri già duchessa Lante della Rovere e a tutt’oggi contessa Ripa di Meana. In realtà è facilissimo, perché quando si tratta di scoprire chi ha messo le corna a chi siamo disposti a pagare oro. Figurarsi poi quando i protagonisti hanno nomi e cognomi. I fratelli Vanzina prendono il nulla e ci costruiscono un film senza mai osare veramente, senza mai azzardare un’indagine di costume che non sia inverosimile o blanda, senza mai affondare il coltello né tantomeno graffiare, senza mai spiegare per quale ragione la signora giochi bene a scopa.

 

Ad essere buoni, però, sarebbe potuto essere uno Shame d’antan: alla fine della fiera, MRDP è (stata) una donna sì esibizionista ed intraprendente, ma fondamentalmente ossessionata dal sesso declinato in ogni sua forma, con derive da sana puttana (categoria anche rispettabile, sia ben chiaro) d’alto bordo. Lungo i cento minuti del film passa da un letto all’altro e sta proprio qui la debolezza di una storia che non sa andare oltre il racconto di cinque o sei esperienze sessuali variegate, come se i suoi primi quarant’anni siano stati votati solo e soltanto al sesso (profondo rispetto, naturale, ma forse si dovrebbe chiedere anche qualcos’altro alla vita).

 

Emerge una devastante noia come male della borghesia, ma ha il sapore del Moravia di serie Z e non contribuiscono affatto le tamarre e scontate musiche di Umberto Smaila (la cui genialità sta nel far sentire due nacchere in Spagna), l’immaginario da rotocalco rosa dei fratelli Vanzina e una combriccola d’attori esageratamente gigioni (Jean Rochefort, Elliott Gould, Massimo Venturiello) o irrimediabilmente inadeguati (Carol Alt, Pierre Cosso, Sebastiano Somma). Momenti cult: l’Avvocato di spalle in barca, Capucine nella bara, un sosia di Craxi nel finale. Tanto per la cronaca: Cosso fa Alessandro Lante della Rovere, Venturiello imita Franco Angeli, Gould è Lino Jannuzzi e Giuseppe Pambieri è l’epigono di Carlo Ripa Di Meana.

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