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I miei primi 40 anni

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su I miei primi 40 anni

di mm40
1 stelle

Qual è il film più brutto dei Vanzina? Sicuramente anche questo I miei primi quarant'anni - che è proprio insignificante, bisogna dirlo subito e chiaramente - fa parte di un'immaginaria top ten delle peggiori macchie su pellicola lasciate dalla disaccorta mano dei fratellacci. I figli di Steno imperversano nel Cinema italiano ormai da parecchi anni, hanno già creato disagi, scempi, opere ignobili e flop colossali (come questo stesso film, tratto da un cacolavoro letterario contemporaneo: l'autobiografia di "una borghesuccia del cazzo", come ama autodefinirsi da sola nello stesso film Marina Punturieri). Eppure, continuano a girare contro il pubblico, contro la critica, contro gli attori e le sceneggiature: forse Carol Alt non è proprio un'attrice, ma certo prendere parte a un'operina del genere non l'ha aiutata a prendere coscienza dei propri scarsi mezzi. Al contrario Elliott Gould, Riccardo Garrone, Paola Quattrini sono finiti qui in mezzo presumibilmente per questioni di contante. Teo Teocoli compare in una particina, doppiato. Non è errato sostenere che la storia sia un'immensa porcheria, poichè ciò è quanto suggerisce la trama composta da un susseguirsi senza posa, in stile lista della spesa, dei torridi incontri sessuali della protagonista; il copione è firmato dai Vanzina e dalla scrittrice ed è virato nettamente al televisivo-telenovelistico (luci, scene, recitazione approssimativa), risultando in particolar modo alieno a quella caratteristica nota come 'verosimiglianza'. Un esempio basti: il 'pittore comunista' che odia 'i borghesi' indossa pantaloni eleganti, un pulloverino sulle spalle e ha un appartamento infinito, arredato lussuosamente: non sembra esattamente un frutto della realtà. Che è poi precisamente il posto da cui si è sempre tenuta alla larga la protagonista-scrittrice, emblematico residuato negativo dell'Italia della ricostruzione, del boom e della contestazione, perfettamente spiaggiatosi a suo agio sui mediocri, ignoranti e beceri anni '80. La colonna sonora pare fatta in fretta e furia con una tastierina Bontempi, di quelle che si regalavano per la comunione ai nipotini nel 1987, da nientepopodimeno che Umbertone Smaila. Al termine della visione lo spettatore prova un sentimento contraddittorio nei confronti del film: prevarrà la rabbia o il senso del disgusto? Infuriarsi e vomitare contemporaneamente è impossibile, ognuno scelga per sè; anche se la scelta migliore è senz'altro quella di evitare questo film. Il culo della Alt (spesso in primo piano) vale mezzo voto in più. 1,5/10.

La trama

Secondo dopoguerra. Una ragazzina ricca sfondata, boriosa e belloccia imperversa per la Roma bene, passando di letto in letto e sublimando così le sue vane aspirazioni di successo e notorietà. Una botta da questo, una da quello, rimane pure incinta: nasce Lucrezia. Lei comunque non se ne accorge più di tanto e continua con la sua selvaggia carriera di bestia da materasso.

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