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When we leave

Regia di Feo Aladag vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su When we leave

di fratellicapone
10 stelle

E’ uno dei due film più belli che ho visto quest’anno. Ed entrambi nella rassegna del Goethe Institut di Palermo.

Mi lascia stupito la filmografia tedesca per la sensibilità verso i temi dell’integrazione. Mi sembra che tali argomenti non siano presenti nel cinema italiano.

Veniamo al film.

La protagonista è Umay, una bella ragazza turca di venticinque anni crescita in Germania con i genitori ma sposatasi poi con un turco e che vive con il marito in Turchia. Il film inizia con una aborto, fatto di nascosto da Umay e poi a casa con un marito violento e i parenti di lui opprimenti. L’unico conforto è il figlio Cem, un adorabile bambino. Umay decide di lasciare il marito e, di nascosto, fugge con Cem e torna dai genitori in Germania.

I genitori non sanno della fuga della figlia e l’accolgono affettuosamente ma, appena scoprono che la figlia ha lasciato il marito, la trattano come un’appestata. Il padre, i due fratelli e la madre si vergognano della figlia che ha lasciato il marito, si vergognano di fronte alla comunità musulmana a cui appartengono e pur vivendo in Germania, credo a Berlino, è come se fossero rimasti sigillati nella loro cultura. La moglie è cosa del marito e pure il figlio e la moglie deve rimanere con lui qualunque cosa lui faccia.

I fratelli, anch’essi cresciuti in Germania hanno una cultura totalmente identica a quella dei genitori, insultano la sorella trattandola come se fosse una puttana. Umay capisce che i fratelli hanno organizzato per riportarla in Turchia contro la sua volontà e chiama la polizia che interviene e la mette in una casa protetta con il bambino. Sono gli unici momenti di serenità per Umay, trova un lavoro in una pasticceria e trova anche un giovane e gentile tedesco che le fa la corte. Un mondo e una cultura completamente diversa da quella che la oppressa fino ad ora.

Ma Umay ama i suoi familiari e fa di tutto per ristabilire un legame ma viene insultata, picchiata e gettata via e con lei anche Cem. Sembra che la storia prenda due strade diverse con Umay e Cem che vivono finalmente liberi e i genitori e fratelli che l’hanno cancellata. Ma non è così. Il disonore è stato troppo forte e il padre fa un lungo viaggio per andare a consigliarsi con il nonno, non si dicono niente e poi lui torna in Germania. Si riunisce con i figli e alla fine si scopre che hanno deciso di uccidere Umay. Il finale, di una tristezza infinita, è imprevedibile.

Ogni personaggio della storia, tranne Umay e il piccolo Cem, è blindato nella sua cultura originaria e nulla lo può cambiare. Anche vivere in un paese completamente diverso e in cui hanno lavorato e cresciuto i figli non ha minimamente scalfito le loro certezze. E poi questo giudicare la figlia e il nipotino senza amore, senza l’affetto dei genitori verso una figlia sfortunata e, infine, il disprezzo dei fratelli verso la sorella. E in tutta questa cieca e sorda immutabilità dei genitori e dei fratelli c’è Umay e il suo bambino che non riescono a comprendere, loro che sono diversi, come la propria famiglia possa giungere a questo. Lei e il suo bambino sono, nella cultura della sua famiglia anche se vissuta in Germania, delle cose, degli oggetti senza sentimenti, senza pensieri propri e senza nessuna possibilità di percorrere una strada diversa da quella loro assegnata dalla cultura della loro etnia.

Eppure basterebbe così poco ad Umay per essere serena, un piccolo lavoro, suo figlio e la possibilità di vedere i suoi. Il titolo del film in tedesco è La straniera ed Umay per i suoi è una straniera, un'aliena che deve essere eliminata.

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