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I Spit on Your Grave

Regia di Steven R. Monroe vedi scheda film

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La recensione su I Spit on Your Grave

di supadany
5 stelle

Steven R. Monroe si cimenta col remake di “Non violentate Jennifer” (1978), altri tempi, altro impatto emotivo, d’altronde chi arriva per primo ha sempre un vantaggio considerevole e questo film non può ovviamente contare su questo (oggi la sorpresa alberga altrove).

Mette sotto sforzo l’occhio, e non solo, purtroppo sul resto il lavoro è al di sotto del limite sindacale.

Per lavorare in pace al suo nuovo romanzo, la giovane scrittrice Jennifer Hills (Sarah Butler), affitta una casa in mezzo ad un bosco, ma finisce presto sotto le attenzioni di un gruppo di ragazzi locali.

La spiano e poi l’aggrediscono senza alcuna pietà, fin quando non credono che sia morta, ma il cadavere sembra svanito nel nulla e pochi giorni dopo cominciano fatti che minano la loro tranquillità.

Che stia arrivando l’ora della vendetta?

 

 

Niente di nuovo sul fronte “torture porn” ed annessa vendetta, anche se poi non era certo il caso di aspettarsi qualcosa di questo genere dal film in questione, ma se i due aspetti basilari non sono deficitari, almeno non in senso stretto, nel mezzo c’è un mare che viene praticamente ignorato.

La brutalità è esibita e fa il suo compito, immagini forti della violenza più bieca e senza paura di conseguenze laddove, gli States delle retrovie, la giustizia pare non esistere, tanto più quando lo sceriffo è il più cruento di tutti, in contrapposizione marcata con la sua vita famigliare da buon cristiano (non manca la telefonata durante le violenze dove tutto viene sottolineato apertamente).

Anche la vendetta fa il suo corso senza rimpianti, con quella cattiveria, ed esecuzioni architettate meticolosamente, che ogni spettatore prova inevitabilmente dentro di se, chiaro che la mancanza tra le due fasi si fa sentire.

Uno scarto di credibilità assoluto che il film prova a far dimenticare procedendo ad alto voltaggio, purtroppo è tutto troppo lapalissiano per non farsi due calcoli e non può nemmeno esserci la sorpresa per la piega che prende la situazione.

Non c’è molto altro da dire, il film mette tutto sul piatto senza tanti (in pratica, nessuno) giri di parole e se in fondo le due parti a se stanti funzionano dignitosamente, e con un forte impatto emozionale, oggi bisogna offrire qualcosa di più per non finire nel tritacarne di un genere ormai di uso (forse pure troppo) comune.

Lacunoso anche se tosto. 

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