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The Ward. Il reparto

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su The Ward. Il reparto

di scandoniano
8 stelle

La giovane Kristen (Amber Heard) in seguito ad un atto di piromania, viene rinchiusa nell’ospedale psichiatrico di North Bend, un posto dalle tinte spettrali ed i metodi definiti “sperimentali”. Qui, nel reparto di sole donne, conosce le sue compagne di sventura, tutte, più che dalla pazzia, accomunate dal timore per lo spettro dell’ex compagna Alice Hudson, che semina il terrore, e la morte, nel reparto, senza che inspiegabilmente i superiori prendano provvedimenti…

The ward” non è un horror in piena regola, ma più un thriller psicologico, ammantato di tinte orrorifiche. La grande tensione claustrofobica che pervade il film è una costante che lo rende decisamente avvincente, specie perché lo spettatore trascorre tutto il tempo a scoprire il mistero della scomparsa delle ragazze, prima di giungere al finale, magari non originalissimo, ma certamente inatteso. Le scene “alla Carpenter” sono pochine, ma assolutamente di livello (come la morte di Sarah sul lettino dell’elettroshock, le sembianze del fantasma di Alice e la sua morte cruenta). Considerata la trama, l’ambientazione e la risoluzione delle vicende, è chiaro il richiamo a pietre miliari del passato e del presente che hanno certamente influenzato quest’opera (“Qualcuno volò sul nido del cuculo” e “Shutter Island”, per citarne solo un paio). L’ascendente è tale da poter dire, senza tema di smentite, che a differenza del suo periodo d’oro, quando era un assoluto percursore (si pensi a “Halloween” o a “Grosso guaio a Chinatown”), ora Carpenter segue l’onda. Proprio a proposito della sua golden age, quando John Carpenter sfornava un film all’anno, gettandosi a capofitto ogni volta sul lavoro successivo (anche a causa del fatto che era autore spesso anche di musica ed effetti speciali), negli ultimi anni la produzione del regista statunitense si è notevolmente rarefatta. Anche se non era mai passato così tanto tempo tra un film ed un altro. A oltre 6 anni dal discreto “Incubo mortale”, il regista de “Il seme della follia” ritorna a tratteggiare uno dei suoi incubi angoscianti, giocando su un campo di gioco che conosce a menadito, quello dei manicomi. Se sono  diventati questi i tempi del maestro, ai suoi fan non importerà più di tanto, soprattutto se il risultato è un film di ottima fattura come nel caso di “The ward”. Dover aspettare 6 volte di più rispetto al passato non rappresenterà un problema: ma occhio al calendario, ché il 2016 si avvicina.

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