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Una sconfinata giovinezza

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Una sconfinata giovinezza

di supadany
7 stelle

Sicuramente siamo davanti ad uno dei migliori Avati degli ultimi anni, seppur non tutto il meccanismo funzioni a pieno regime ci sono davvero tanti aspetti che mi hanno positivamente impressionato.

Infatti il regista bolognese conferma la sua abilità nel saper (ri)creare l’atmosfera di piccoli borghi e di tempi ormai trascorsi, in più qui li abbina ad una storia non facile (parlare di malattie degenerative così crudeli non è mai discorso da prendere sotto gamba) tessuta con sicurezza, ma anche evitando appesantimenti eccessive o cadute di stile.

Lino Settembre (Fabrizio Bentivoglio) e sua moglie Francesca (Francesca Neri) vivono felicemente da tanti anni (l’unica sventura è stata quella di non aver potuto concepire dei figli), quando l’uomo comincia ad accusare dei problemi di memoria che si fanno sempre più ravvicinati e gravi.

Purtroppo la diagnosi è crudele, morbo di Alzheimer, e la loro vita cambierà per sempre, mentre nella testa di Lino riaffiorano i ricordi della sua giovinezza, ed il desiderio di rivedere un vecchio amico, Francesca non lo vuole abbandonare.

 

 

Imperfetto, ma propositivo questo film di Pupi Avati che affronta davvero tanti temi in un tempo ristretto senza però essere superficiale (al massimo in qualche frangente è un po’ sfilacciato) e mantenendo una certa compattezza di fondo.

Con sensibilità e naturalezza mostra i traumi di una terribile malattia, con delicatezza compie più salti all’indietro nel tempo, nei quali ci si cala con sconcertante facilità, per raccontare un’infanzia che in altre forme purtroppo ritorna (con una fotografia che stacca parecchio e la consueta abilità del regista di mostrare luoghi ed usanze ormai lontane, ma difficili da dimenticare), mentre con cuore parla delle trasformazioni che riguardano l’amore eterno tra un uomo ed una donna.

Per il resto sono efficaci le sottolineature del tema musicale, firmato Riz Ortolani, mentre la coppia di attori protagonisti pare molto affiatata (nota di merito per Francesca Neri che “sente” molto la parte), giusto il finale, per quanto apprezzabile per il suo essere sospeso nella provincia, mi è parso un filo sotto la media, comunque alta, della qualità di questo lavoro che non sceglie scorciatoie, che si spoglia di pericolosi artifici pur abbinando qualità tecniche a quelle prettamente umane.

Coraggioso ed intenso, imperfetto, ma ben fatto.  

 

Pupi Avati

Tratta con cura un tema insidioso, in più inserisce innesti di ricordi lontani tratteggiati con gusto retrò e genuina conoscenza, cosa che peraltro gli viene quasi sempre molto bene, ma in questa circostanza anche meglio del solito in quanto inseriti in un contesto funzionale.

Fabrizio Bentivoglio

Ruolo non facile, lui è agevolato da uno sguardo che sa comunicare più di una sensazione, ma è comunque proprio bravo nel complesso.

Francesca Neri

Molto gradevole, ruolo di sofferenza e molto umano nel quale fa vedere doti che raramente le ho visto esporre così apertamente.

Serena Grandi

Partecipazione (nei ricordi d'infanzia del protagonista) tutto sommato breve ma gustosa.

Lino Capolicchio

Nobile e composto, appropriato per la parte (non troppo importante).

Gianni Cavina

Pienamente sufficiente nei panni del tassista che conduce il viaggio di ricerca di Lino.

Erika Blanc

Sufficiente.

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