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Mery per sempre

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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La recensione su Mery per sempre

di Axeroth
8 stelle

| LA MASCOLINITA' SOCIALE E L'OPPRESSIONE DELL'ANIMA |


Cemento, sesso, violenza, e vittimismo. Queste sono le condizioni di staccionamento della coscienza del siciliano medio. Sono tutti vittime: carcerieri e carcerati; vittime di un sistema profondamente radicato nella mascolinità. Siamo in Italia, ma la storia dei nostri protagonisti si concentra in un carcere minorile palermitano dove non c'è giustizia ma solo oppressione della libera forma di espressione e della possibilità che il cuore possa avere almeno una breccia dove canalizzare la vita. Tutto è permesso in mezzo a quei giovani ritenuti solo un branco di decerebrati delinquenti, soprattutto la violenza, che riempie la giornata di quell'istituto come diossido di carbonio nei polmoni. Non c'è aria, nè speranza, non c'è amore, nè grazia, non c'è comprensione nè ascolto, ma solo un diktat di rieducazione, di fatto maschera di una repressione della forza espressiva dell'anima attuata con terrorismo psicologico. Va a mancare il lato femminile della dualità interiore, che viene violentato costantemente. Ma è proprio in questo punto che il sistema si sbaglia; Buddha parlava chiaro "dalla violenza può nascere solo violenza", e così è in ogni dove. Nella vita si sbaglia, tutti sbagliano. Opprimere costantemente un errore significa non dare modo al reo confesso di porre rimedio alla sua esistenza. Per il direttore del carcere non c'è rimedio migliore che trattare quei ragazzi come bestie, e in questo pretende l'educazione e la consapevolezza, invece in tal modo ci guadagna ragazzi depressi, deboli e apatici. Solo nella felicità, nell'entusiasmo e nell'amore può esserci rimedio costruttivo, nell'oppressione ci si può guadagnare solo un disagio esistenziale precoce e ahinoi perpetuo. In fin dei conti un sistema così alienato dai puri principi dell'anima può solo dare sfogo alla sua individualità, costruendo dentro se stesso, nella sua essenza, la sua grandezza, senza dare attenzione alle staccionature di cemento esterne o alla violenza subìta sul corpo, in quanto, solo nella coscienza v'è l'unica via di salvezza, ed anche dietro alle sbarre, un uomo, dentro a questa consapevolezza, potrà sentirsi libero, sorridere e godere delle bellezze della vita, del quale il cuore è l'unico autentico portatore divino.  

Merypersempre attraverso diverse storie, unificate in una medesima tragica realtà, ci racconta di: Marco Terzi (Michele Placido), professore in cerca di lavoro, che in attesa di un impiego, non potendo attendere oltre, si offre volontariamente, e secondo alcuni, in modo folle, di diventare professore di un carcere minorile, dove diventerà l'insegnante di: Pietro (Claudio Amendola), recidivo per diversi reati; Natale detto "il Boss" (Francesco Benigno), figlio di un mafioso; Mario, detto Mery (Alessandro Di Sanzo), transessuale incriminato per omicidio, infine tra i vari carcerieri privi di scrupoli troviamo il grande attore Tony Sperandeo (nella parte di Turris) sempre pronto a tener manganello nell' oratoria esponendo con lena i principi del "come si fa dalle nostre parti". Marco Terzi afferma di non avere la vocazione di lavorare in quel posto e presto vuole andarsene, ma l'esperienza là dentro metterà in discussione la sua prospettiva all'intera esistenza, del suo Paese e verso tutti coloro che lo circondano. Vi sarà una profonda crisi in lui durante l'operato come insegnate rieducativo e ciò provocherà in lui grandi cambiamenti interiori. Lo stesso avverrà a Pietro, che maggiore tra i ragazzi, dopo tanti anni di errori dovrà arrivare all'estremo per realizzare quanto vissuto, e quante occasioni ha perso per amare ed essere amato. Mario lasciata la famiglia s'identificherà in donna (Mery) e continuerà la sua vita battendo sulla strada, mentre il destino per Natale sarà inaspettato.

Ricco di suspense e con richiami al neorealismo, l'opera dal regista e scrittore Aurelio Grimaldi ha come protagonisti, per la maggior parte, attori presi dalla strada, fatta eccezione per i tre professionisti (Amendola, Sperandeo e Placido), e questo va tutto a vantaggio di una regia salda ed incalzante di Marco Risi, figlio d'arte del buon Dino, che dopo aver realizzato qualche commedia di serie B con protagonista Jerry Calà si cimenta nel drammatico in modo sapiente e sopraffino. Il film avrà un seguito un anno più tardi (Ragazzi fuori - 1990). Merypersempre si aggiudica due premi: il Ciak d'oro per il Miglior film, aggiudicato al grande produttore Claudio Bonivento, acuto scopritore di talenti, e dell'Efebo d'oro per il soggetto di Grimaldi. Un film degno di nota, che merita attenzione per il tema trattato e per la maestria di Marco Risi e Claudio Bonivento a gestire in ogni segmento la realizzazione dell'opera.

Voto: 8/10

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