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L'albero

Regia di Julie Bertuccelli vedi scheda film

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La recensione su L'albero

di lao
4 stelle

Una casa di legno, tanto bizzarra da potersi confondere con le dimore dipinte dei cartoni animati,  corre, trainata da un camion,  attraverso gli sconfinati paesaggi d’Australia e alla fine si ferma all’ombra protettiva di un enorme albero di fico; e qui,  proprio come nella belle fiabe,  vive felice e contenta la numerosa famiglia della piccola Simone ( Morgana Davies), adorata dal papa Peter ( Aden Young) e amata dalla madre Dawn ( Charlotte Gainsbourg). Eppure, come dice il saggio fratello maggiore, l’adolescente Tim ( Christian Byers),  le famiglia felici sono noiose; pertanto è necessaria l’irruzione delle tempesta a scompigliare la placida armonia del pittoresco quadretto campestre: Peter muore all’improvviso e nella casetta sotto la pianta entra, assieme ai lugubri pipistrelli dalla finestra aperta,  la tragedia del lutto da elaborare.  Ciascuno lo fa a modo suo, cosicché  sul nucleo solidale incombe il pericolo di una frattura: la madre Dawn, dopo la depressione iniziale, trova sostegno in un altro uomo, il sensibile George (Marton  Csokas ), il solido Tim studia, lavora e pensa al futuro, i piccoli vivono ancora nel limbo dell’inconsapevolezza, mentre Simone vuole rimanere nella fiaba  e si convince che l’anima del padre si sia reincarnata nell’albero di fico.  

 La Bertuscelli ( “Da quanto Otar è partito”),  al secondo  film  in “L’albero”, tratto da un romanzo di Judy Pascoe, dà spazio alle ragioni di tutti,  tuttavia si commuove soprattutto per la  battaglia della piccola Simone nel difendere quello che resta di un’ infanzia fragilmente esposta ai mutamenti improvvisi del destino: la gigantesca pianta danneggia irreparabilmente l’abitazione, dovrebbe essere abbattuta, ma la bambina si arrampica sui rami più alti,  e tira pietre  per impedirlo. Il conflitto, del resto mai aspro,  alla fine viene ricomposto o per meglio dire imposto dalla  crudeltà degli eventi naturali: non ci sono sconti al dolore, tuttavia nell’obbligo di crescere e di emigrare verso stagioni e luoghi nuovi, l’esistenza apre infinite possibilità. Natura matrigna o provvidenza?  In un mondo in cui la malvagità umana abita al di là dello steccato, non fa differenza.  

Per confronti e percorsi culturali suggeriti dal film cfv mio blog: http://spettatore.ilcannocchiale.it/post/2666877.html

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