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La nostra vita

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su La nostra vita

di mm40
6 stelle

Il lavoro nero. La crisi dell'occupazione. La criminalità nei quartieri poveri. L'immigrazione clandestina. Il razzismo. Il silenzio delle autorità, quando non la compiacenza. La corruzione diffusa. Tutti questi temi sono alla base di una buona serie di film contemporanei (d'altronde, come evitarli?); ma in questo La nostra vita, Luchetti parte dando già per scontato tutto quanto, prendendo quanto appena esposto semplicemente e naturalmente come milieu, come contesto sociale in cui ambientare la propria storia. Qui c'è la grande novità del film, che per il resto altro non è se non uno spaccato psicologico su un personaggio 'al passo con i tempi' dell'Italia del 2010: se la realtà è crudele e brutale, Claudio (Germano, bravissimo e giustamente premiato a Cannes) non può che rispondere rincarando la dose e rinchiudendosi in sè stesso e in ciò che ha di più caro, ovvero la famiglia. Non solo i tre bambini, ma anche il fratello e la sorella, che liquida il loro rapporto (fra lei e Claudio) con una battutella leggera, ma quanto efficace: "i tacchi alti sono come i parenti: sono scomodi, ma aiutano". E' un'Italia egoista, egocentrica, sbruffona, avida, menefreghista, razzista (nel senso più lato possibile: è un razzismo che colpisce di volta in volta chi è più utile colpire), opportunista, immorale: è la nostra Italia, quella che ha da sempre in mente Silvio Berlusconi. Colpisce la decisione di Rulli, Petraglia e dello stesso Luchetti (sceneggiatori) di non citare mai un singolo nome, una sola istituzione, una corrente, un'idea politica: sicuramente non è stato facile, ma dritto per di qua si sprofonda nell'ovvio qualunquismo. E così il film si è beccato il finanziamento ministeriale (certo: meritato) come opera di interesse culturale. Quando girava la scena del funerale, con il protagonista che canta a squarciagola in chiesa, sgraziato, stonato e fuori tempo, Anima fragile di Vasco (incredibile a dirsi, ma un tempo anche lui ha fatto delle ottime canzoni), Luchetti sapeva di stare scrivendo una piccola pagina del cinema italiano di oggi. Lo sapeva ed è riuscito a contenersi, come d'altronde sa spesso fare. E ne era cosciente anche Germano, davvero straordinario in questa sequenza. 7/10.

Sulla trama

Claudio, giovane operaio romano, rimane vedovo con tre figli piccoli. Riorganizza la sua vita in funzione dei bambini, ma il lavoro lo costringe ad indebitarsi; per risollevarsi deve aiutare un amico spacciatore: sarà questa la strada giusta?

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