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Dance of the seven veils

Regia di Ken Russell vedi scheda film

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La recensione su Dance of the seven veils

di maldoror
8 stelle

Girato nell'intervallo fra Donne in amore e L'altra faccia dell'amore, Dance of the seven veils è l'ultimo lavoro di Russell per la BBC, lavoro che anticipa già lo spirito dissacratorio e goliardico che caratterizzerà le tre famose biografie cinematografiche dedicate ad altrettanti geni del romanticismo musicale, in particolar modo Lisztomania.
Questa volta il bersaglio dello sberleffo russelliano è Richard Strauss, oggetto di strali da parte del regista per via di quelle che egli ritiene le tendenze superomistiche, se non addirittura proto-naziste, presenti nella sua musica ("Era un compositore fascista, ogni sua composizione era una glorificazione della razza", dichiarazione di Russell che portò i familiari del compositore a ricorrere agli avvocati, e che contribuì ulteriormente a creare scompiglio all'interno della rete televisiva britannica che in seguito cercò di arginare le polemiche), e quindi ridotto a una ridicola macchietta fumettistica, trattamento molto simile a quello che sarà riservato a Wagner in Lisztomania per gli stessi motivi.
Ma al centro del film vi è non soltanto una tale interpretazione della sua musica, quanto proprio il rapporto che legò il compositore al nazismo: nel dipingere Strauss come un mostro nazista, leccapiedi di Hitler, Goebbels e soci, oltre che come un cinico, avido e opportunista, Russell conferma la sua tendenza alla deformazione caricaturale e rabbiosa, allo stravolgimento della realtà ma anche forse la sua parziale mancanza di lucidità, visto che a quanto pare, stando almeno alle dichiarazioni di Stephen Zweig (il librettista ebreo legato a Strauss da un profondo legame di ammirazione e amicizia fino alla sua morte, e che nel film viene invece rappresentato come una vittima della complicità fra il musicista e il regime), l'adesione di Strauss al regime non fu mai veramente sentita, essendosi il compositore sempre dichiarato a-politico, ma fu puramente esteriore e frutto di un compromesso.
Il film presenta già in nuce un po' tutte le ossessioni del cinema russelliano a venire e i tratti caratteristici del suo immaginario: dalle suore invasate, all'immaginario nazista, all'odio per il superomismo wagneriano, allo stile da musical di rivista, alla volgarizzazione pop e fumettistica della cultura "alta"; i difetti invece, come le semplificazioni psicologiche, una certa tendenza alla superficialità, una certa puerilità nelle caratterizzazioni dei personaggi, attori protagonisti improbabili (Christopher Gable nel ruolo di Strauss, con un incredibile accento tedesco, è improbabile come lo è Chamberlain in quello di Ciajkovskij o Daltrey in quello di Liszt) e, volendo, anche una certa rozzezza intellettuale, insomma tutti gli aspetti tipici del kistch russelliano che possono risultare irritanti quando il regista si prende sul serio, scivolando così a volte nel ridicolo involontario anche nei suoi risultati migliori (come ad esempio, anche se molti non saranno d'accordo, ne "L'altra faccia dell'amore" o ne "La perdizione"), tutto ciò viene qui riscattato dal tono dichiaratamente goliardico, scanzonato e fumettistico, che rende questo lavoro apprezzabile e a tratti decisamente divertente (fra le trovate più esilaranti quella di Strauss-superuomo conciato da cavernicolo che viene aggredito sessualmente da un gruppo di suore assatanate, la "Vita" inseguita da Strauss rappresentata come una soubrette da avanspettacolo, la scena dedicata alla Sinfonia alpina, una Salomè obesa che sbuca fuori dall'armadio, l'idillio con Hitler e altro ancora). Piuttosto becero ed eccessivamente didascalico invece, e credo anche inesatto, l'uso dell'Also Sprach Zarathustra come commento per l'avvento del nazismo, con Hitler che fa a pezzi i simboli del Cristianesimo e dell'ebraismo per sostituirvi il culto del superuomo, frutto di un'interpretazione ingenua del superomismo nietzschiano.
In ogni caso una vera chicca specie per gli amanti del regista inglese, un'opera estremamente godibile e divertente, che testimonia come Russell i migliori risultati li dia quando non si prende sul serio (fatta eccezione per I diavoli, forse uno dei suoi migliori film pur con le sue imperfezioni).
Il regista compare nel ruolo di un direttore d'orchestra.

Il film lo trovate integrale su youtube suddiviso in 6 video, in lingua originale senza sottotitoli ma facilmente comprensibile.

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