Regia di James Ivory vedi scheda film
Finalmente (avverbio ambiguo che in questo caso non vuole esprimere del tutto una esclamazione, ma un risultato obiettivo) The City of Your Final Destination, primo film di J. Ivory dopo la morte di Ismail Merchant, viene scongelato e trova una distribuzione internazionale.
Andando direttamente al sodo, bisogna riconoscere che il film (derivato dal romanzo di Peter Cameron, che al momento non conosco) è alquanto particolare nel suo senso sfumato e nell'approccio a metà tra sognante malinconia e lucidità distaccata con cui tratta i temi della memoria, dell'esoticità, del rapporto dei personaggi, delle diversità culturali. Si constata ovviamente il proverbiale stile composto del regista californiano, che in questo caso ritrova, ma solo in parte, l'amabilità della sua eleganza, intesa qui non tanto come attenzione alle raffinatezze del décor fine a se stesse (vedi La contessa bianca) quanto nella essenzialità delle inquadrature e dei movimenti di macchina (al limite però dell'inerzia). In Quella sera dorata, specie di Teorema raffinato, educato e romantico con semplicità ma anche con qualche banalità seppur ironica (vedi il finale), risultano a favore le caratterizzazioni dei personaggi, la sceneggiatura (ancora Ruth Prawer Jhabvala), i tocchi umoristici ben calibrati e disseminati con equilibrio, ma la seduzione operata ai tempi di Camera con vista, Maurice o Quel che resta del giorno ormai non si ripete. Con questo non voglio dire che non si debba e non si possa evolvere lo stile, anzi, ma che l'ultimo periodo di Ivory sembra meno interessante e appunto meno seducente, tuttavia, lo ripeto, Quella sera dorata trova qualche spunto di simpatia nell'aura sorniona di cui si nutre e in mezzo a qualche scontatezza.
Tutti ottimi attori, ma il personaggio gay del comunque bravo A. Hopkins pare poco credibile e impacciato nella sua relazione "intimorita", o meglio poco convinta, con H. Sanada. 6 1/2
Mero sottofondo da tappezzeria di Jorge Drexler.
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