Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Tematicamente non facile, forse ambiguo o incerto, come spesso Pasolini, ma forse oltre le sue intenzioni. Che la Magnani abbia dato "tratti piccoloborghesi" al suo personaggio (Mereghetti) è evidente, ma non mi pare possibile che lo abbia fatto contro le intenzioni di Pasolini, dato che lo impone il copione; il figlio Ettore invece forse nelle intenzioni del regista avrebbe dovuto essere una vittima dell'ambiente, delle circostanze, ed è ovvio che almeno in parte sia sociologicamente così, ma è reso insopportabile, irritante; anche la vicenda è poco convincente, sia nella figura del protettore che appare ogni volta al momento giusto come un diabolus ex machina, forse in voluto capovolgimento degli interventi provvidenziali della commedia borghese; e forse questa è la chiave giusta per comprendere il film e spiegarne le apparenti contraddizioni e debolezze; ma è un'idea che mi viene ora e che dovrei verificare rivedendo il film: la propongo con tipico beneficio di inventario.
Rivisto a tappe per averne registrato tempo fa solo la seconda parte ed ora la prima, in versione restaurata, e senza aver letto le impressioni precedenti, non sono in grado di aggiungere osservazioni di rilievo, ma lo trovo sempre più bello, ma tanto amaro, tanto angosciato; Pasolini si odia e si disprezza, e cerca forse più di denunciarsi e condannarsi che di comprendersi e perdonarsi nei borgatari che cerca e che descrive. Forse eccessiva la Magnani, bravo Pasolini a rendere insopportabile Ettore. Il matrimonio all'inizio è un vero capolavoro, ma tutto il film lo è. Amaro, amaro.
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