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Malombra

Regia di Mario Soldati vedi scheda film

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La recensione su Malombra

di Baliverna
6 stelle

E' un film triste e disperato, che già dalle prime inquadrature fa intuire che andrà a finire male (anche se non come). Il pessimismo colpisce tutto e tutti: da personaggi visibilmente negativi, ad altri che hanno del buono, o ad altri ancora tutti buoni. Ognuno però fa le scelte sbagliate, oppure quelle giuste ma in ritardo, e la rovina o il fallimento incombono su ognuno di essi. In generale, i nobili vengono rappresentati in modo più o meno negativo: il conte, accanto a molte colpe, ha qualcosina di buono, ma la sorella veneta è un'insopportabile nobilotta piena di boria, falsità, e disposta a tutto pur di procacciare al figlio un buon partito, sì da sanare con quei soldi la sua disastrosa situazione economica. Altra caratteristica negativa del mondo nobiliare pare essere il fatto che i matrimoni sono tutti combinati, spesso ahimè tra cugini, e nessuno per amore. Il risultato sono la perpetua infelicità di tutti, oltre a drammi collaterali dovuti agli amori sinceri ma clandestini, che sopravvivono.
Tra i molti bravi attori, quella che mi ha convinto poco è stranamente la protagonista (o quasi), cioè Isa Miranda. Non so se per errori del regista o suoi, ma la sua interpretazione costruisce un personaggio un po' pasticciato e sfocato, a metà tra la ragazza ricca, viziata, e superba, che respinge colui che ama solo per uno smisurato orgoglio, e la vittima delle prepotenze altrui che vendica quelle subite da una sua antenata. Ho trovato invece brava e deliziosa Irasema Dilian, che si era fatta strada nelle commedie di Vittorio De Sica. Il personaggio di Andrea Checchi, dal canto suo, col suo tentennare nel legarsi alla donna giusta e il suo non saper resistere a una donna che capisce essere la sua rovina, ha più di qualcosa di molti protagonisti dei noir americani dello stesso periodo. L'amore, nel secondo caso, è in realtà una passione divorante e distruttiva che conduce all'abisso.
Detto a margine, nel film si parla anche veneto e milanese, due dialetti assai poco presenti nel cinema italiano.
Come molte riduzioni letterarie, anche questa risente di una compressione della trama, per la necessità far rientrare tutti i principali avvenimenti e i personaggi del romanzo. Comunque, con un po' di attenzione, la vicenda si segue bene. Mario Soldati ne trae un film formalmente curato, mai noioso, anche se non proprio appassionante. Lo stile è cioè impeccabile, ma ci vuole qualcosa di più per rendere una pellicola veramente coinvolgente. Forse - come spesso sostengo io - sono le troppe mani alla sceneggiatura ad aver nuociuto. Non so quali fossero gli intenti di regista e sceneggiatori, né se fossero gli stessi del romanzo (che non ho letto): forse erano costruire un ritratto senza speranza di una nobiltà marcia e ipocrita, classe che dovevano aborrire profondamente. Accanto a ciò, ci sta di sicuro un'immagine complessivamente molto pessimista della vita, dove alla fine sbagliano e perdono tutti. Per gli amanti del cinema calligrafico degli anni '40, per i lettori del romanzo, e non per i depressi.

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